martedì 23 aprile 2024
Il voto del Parlamento e l'ira delle Nazioni Unite: «Un pericoloso precedente». Cinque vittime, tra cui un bambino, e centinaia di persone soccorse in un tentativo di attraversamento della Manica
Migranti su un gommone nella Manica

Migranti su un gommone nella Manica - Ansa

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Il premier britannico Rishi Sunak ha ottenuto quello che voleva. Il provvedimento sulle deportazioni di migranti irregolari in Ruanda varato dal suo governo ha ottenuto il via libera definitivo del Parlamento. La svolta è arrivata l’altra notte al termine di una maratona di votazioni, prima ai Comuni poi ai Lord, che ha messo la parola fine a un dibattito lungo 4 mesi. I Tory si aspettano di veder decollare il primo volo verso Kigali entro luglio. Ma le associazioni per i diritti dei rifugiati promettono battaglia a suon di ricorsi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo.

Il piano Ruanda fu varato nel 2022 dall’allora governo di Boris Johnson ma non è mai diventato operativo a causa dei profili di illegalità certificati dalla Corte Suprema. Il premier Sunak, arrivato nel frattempo a Downing Street, è corso ai ripari riscrivendone il testo. Due sono i principi che lo caratterizzano: il primo vincola il Ruanda a non ricollocare i migranti approdati a Kigali, il secondo sancisce che il Paese governato dal “presidente perenne” Paul Kagame deve essere considerato «sicuro».

La legge che recepisce il nuovo piano è rimbalzata per quattro mesi da una Camera all’altra di Westminster alla ricerca di consenso. Il “no” dell’opposizione laburista è stato rafforzato dalle tensioni interne al partito diviso tra chi chiedeva un provvedimento più severo e chi ne esigeva uno più ragionevole. Le difficoltà più vistose sono state registrate alla Camera (non eletta) dei Lord che, infine, ha dovuto cedere alla pressione di eseguire la volontà della Camera (eletta) dei Comuni. Il via libera definitivo (312 voti a favore, 237 voti contrari) è arrivato poco dopo la mezzanotte. Così è finito nella rassegna stampa del mattino insieme alla notizia delle 5 persone, tra cui una bambina, annegate nel Canale della Manica mentre cercavano di raggiungere le coste del Kent.

Il premier Sunak, che lunedì aveva convocato una conferenza stampa per far sapere che il nuovo piano Ruanda doveva passare, «senza se e senza ma», ha celebrato l’approvazione della legge come «una svolta destinata a cambiare l’equazione globale dell’immigrazione». Dichiarazione che secondo gli addetti ai lavori tradisce l’ambizione di accreditarsi sullo scenario internazionale come campione della creatività legislativa contro l’immigrazione irregolare. Profilo utile anche (anzi, soprattutto) a rafforzare la sua azzoppata leadership in vista delle elezioni politiche di fine anno.

Ce la faranno i conservatori a veder partire il primo volo verso Kigali? Il governo ha già affittato gli aerei charter per i trasferimenti di inizio estate: circa 350 posti. Agli immigrati in lista, solo uomini oltre i 40 anni, arrivati nel Regno Unito dopo il primo gennaio 2022, verrà dato un limitato preavviso.

Le associazioni si stanno organizzando per aiutarli a presentare ricorsi tempestivi. Tra quelli invitati a lasciare l’isola britannica potrebbero esserci pure gli afghani, arrivati Oltremanica per fuggire ai taleban, incapaci di provare che hanno collaborato con gli alleati di stanza a Kabul tra il 2001 e il 2021.

Un richiamo ad abbandonare il piano Ruanda è arrivato, ieri, oltre che dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati («Un pericoloso precedente»), dal Consiglio d’Europa, l’organizzazione a cui fa capo la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (Cedu) che, come due anni fa, potrebbe essere chiamata a esprimersi sugli appelli dei migranti. A detta del commissario Michael O’Flaherty la legge di Sunak solleva «criticità importanti» che non riguardano solo la tutela dei diritti umani dei richiedenti asilo ma lo stesso «stato di diritto» perché, questa è la spiegazione, limita l’indipendenza dei giudici. Sunak è stato chiaro: «Nessun tribunale fermerà le deportazioni». Rigidità che evoca strappi e passi indietro da convenzioni internazionali che Londra stessa ha contribuito a scrivere. La partita, in sostanza, è ancora aperta.

Intanto, una nuova tragedia della disperazione è avvenuta nel canale della Manica: cinque migranti, fra i quali un bambino, sono morti in un naufragio mentre tentavano di andare nel Regno Unito. Il naufragio è avvenuto nei pressi della costa francese, non lontano dalla spiaggia di Wimereux (Pas-de-Calais), secondo quanto ha fatto sapere la polizia confermando un'indiscrezione diffusa dalla testata locale la Voix du Nord.

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