Gianni Alemanno risponde. Ignazio Marino no. Dopo la la pubblicazione - su Avvenire di domenica - del Manifesto per Roma, le associazioni firmatarie dell’appello sui temi della vita, della famiglia e della libertà educativa prendono di nuovo la parola per sottolineare in due diversi comunicati i due diversi - e contrastanti - atteggiamenti dei candidati al ballottaggio per l’elezione a sindaco della Capitale. Il primo comunicato, in verità, risale a domenica stessa, quando il candidato pidiellino aveva ribadito le sue posizioni sui tre temi cruciali (le sintetizziamo a lato). Risposta di cui il Comitato "Identità e valori" ha preso atto con «soddisfazione», giudicandola «sollecita e puntuale» e auspicando «un confronto franco e diretto» tra i due contendenti su questi temi decisivi per l’orientamento del voto. Ieri, invece, gli estensori del Manifesto hanno preso di petto le «dichiarazioni generiche» del candidato del Pd rispetto a «domande specifiche e precise». Notando con dispiacere che finora solo il suo avversario si è espresso. Non solo. Dopo aver rinfacciato duramente a Marino un metodo «che è il contrario della trasparenza e della partecipazione», visto che preferisce «non riconoscere gli esponenti delle associazioni cattoliche come interlocutori», lo invitano a un confronto. «Non vogliamo credere che voglia mancare di attenzione nei confronti delle associazioni che lo hanno interpellato e dell’intero elettorato cattolico», il monito. L’invito resta anche per Alemanno. I due potranno confrontarsi con i promotori dell’appello insieme o separatamente. Ma che lo facciano, perché «questa è vera democrazia, rispetto per i cittadini, rapporto corretto fra elettori ed eletti: altrimenti non si parli di rinnovamento della politica», incalzano i promotori. Che promettono un ascolto attento, per esporre poi i propri «dubbi e richieste». Ieri, intanto, la campagna elettorale si è contraddistinta per la polemica, appunto, sul voto dei cattolici. Con Marino che ha detto di non accettare «patenti» di cattolicità date dall’avversario. Ha evocato Papa Francesco («Non mi sembra che voglia entrare nella politica interna di una città»), ha ricordato di aver scritto un libro con il cardinal Martini e, sul testamento biologico, ha citato il Catechismo della Chiesa cattolica. «Invece di questa abbondanza di citazioni strumentali, sarebbe meglio che accettasse di rispondere direttamente alle domande poste dagli esponenti delle associazioni cattoliche in un confronto pubblico», reagisce Eugenia Roccella (Pdl). Contro le posizioni di Marino (le sue dichiarazioni di ieri le riportiamo sempre a lato) si pronunciano anche i pidiellini Maurizio Gasparri, che le giudica «estreme e negative», e Maurizio Sacconi, che parla di valori «messi in discussione da un fronte ideologico che incorpora opportunisti e relativisti». Il sindaco uscente incalza anche lui l’avversario con gli stessi toni.E sul tema famiglia ribadisce che la Costituzione sancisce come tale l’unione tra uomo e donna. E questo non significa discriminare, visto che a Roma «abbiamo accettato il Gay Pride e non ci sono stati problemi». Marino ha insistito sulla negazione di presunti diritti alle coppie gay. E ha aggiunto: «Non è possibile che in una città come Roma continuino ad esserci delitti e reati dettati dall’omofobia». Per il resto la campagna elettorale ieri ha vissuto delle polemiche a tutto campo sui temi tradizionali di una competizione per una grande città. Si è parlato anche di tessere elettorali. Alemanno trova conforto nel fatto che negli ultimi giorni ne siano state richieste 100mila, da persone che non hanno partecipato al primo turno. Anche se «solo il Mago Otelma» può dire se ciò si tradurrà in un suo recupero. Il chirurgo del Pd, invece, è intervenuto sul rischio voto per gli elettori con la tessera "piena" di timbri. «Non sono un costituzionalista, ma il diritto di voto può essere rimosso soltanto per alcune specifiche situazioni. Credo che su questo dovremmo avere una parola del prefetto».<+copyright>