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Cioè questi fanghi, una volta scaricati, andarono ad adagiarsi colmando ogni spazio. Come crema versata in un bicchiere.
Adesso sono duri, compatti, grigi, hanno striature verdognole. Si spaccano, battendoli, con facilità. Probabilmente c’è cromo, che viene usato anche nelle concerie. I campioni sono stati prelevati a mandati ad analizzare. E chissà cosa può esserci ancora più sotto, più vicini alla falda.
Pensate, poi, a quanto raccontò il camorrista pentito (e morto) Carmine Schiavone e il collaboratore di giustizia Luigi Diana, che indicarono proprio i terreni alle spalle dello stadio di Casale come inzeppati di rifiuti tossici.
E infine ricordate le parole del pentito Gaetano Vassallo, che era il “ministro dei rifiuti” del clan dei Casalesi: “I rifiuti ufficialmente venivamo smaltiti, ma finivano nei campi, sotto la Nola-Villa Literno, nei terreni incolti, in altre cave. Tutto senza controllo”. Non solo: “Gaetano Cerci andava a casa di Licio Gelli e mi spiegò che era un procacciatore di imprenditori del Nord che potevano inviarci i rifiuti”. E ancora: “Io solo per il trasporto dei rifiuti dalla Toscana, arrivavo a prendere settecento milioni di lire al mese”.
Nemmeno era difficile: “Arrivavano le motrici con i fanghi che fintamente venivano trattati negli impianti di compostaggio dei fratelli Roma. Facemmo un macello, li abbiamo scaricati nei terreni dei contadini. A Lusciano, a Villa Literno, a Parete, a Casal di Principe. Poi dopo aver scaricato passavamo con il trattore per muovere la terra”.
Si tratterebbe di scarti inquinanti. Il ritrovamento a sei metri di profondità in un punto indicato dai collaboratori di giustizia Carmine Schiavone e Luigi Diana. IL VIDEO (Pino Ciociola)
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