venerdì 23 febbraio 2024
Sarà discusso dalle Commissioni Giustizia e Affari sociali il progetto di iniziativa popolare che vuole introdurre nella 194 l'obbligo per il medico di far vedere il nascituro e ascoltarne il battito
Una delle immagini che illustrano online la campagna per il progetto di legge "Un cuore che batte"

Una delle immagini che illustrano online la campagna per il progetto di legge "Un cuore che batte" - www.uncuorechebatte.eu

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La proposta di legge «Un cuore che batte» verrà discussa alla Camera dei deputati. La notizia viene diffusa via social da Giorgio Celsi, leader dell’associazione Ora et labora in difesa della Vita, tra i promotori del progetto di legge di iniziativa popolare che punta a modificare la legge 194 per introdurre l’obbligo per il medico che visita la donna decisa a interrompere la gravidanza di farle prendere conoscenza diretta del nascituro: «Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge – recita la proposta, al comma 1 bis dell’articolo 14 – è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso». Nelle Comunicazioni all’assemblea di Montecitorio datati 21 febbraio c’è infatti l’assegnazione alle Commissioni riunite Giustizia e Affari sociali del progetto di legge che aveva raccolto 106mila firme, più del doppio delle 50mila previste dalla Costituzione all’articolo 71. A raccogliere le firme era stata una rete di associazioni impegnate per la difesa e la promozione della vita umana, tra le quali anche Pro Vita & Famiglia, Comitato Verità e Vita, Movimento Militia Christi, Generazione Voglio Vivere.

«Se di custodia dell’umano vogliamo parlare – si legge nella relazione al provvedimento, presentato il 5 dicembre 2023 e che reca il numero 1596 – la questione dell’embrione è, su tutte le provocazioni dalle quali la bioetica viene sollecitata, il cuore del problema antropologico. Sebbene il dibattito solitamente tenda a ripiegarsi sulla questione politica soggiacente alla legalizzazione dell’aborto a determinate condizioni, l’aspetto più eclatante riguarda la legittimazione antropologica data dai modelli funzionalista e materialista. Nel diritto alla vita, ogni essere umano è assolutamente eguale a tutti gli altri. Tale eguaglianza è la base di ogni autentico rapporto sociale che, per essere veramente tale, non può non fondarsi sulla verità e sulla giustizia, riconoscendo e tutelando ogni uomo e ogni donna come persona e non come qualcosa di cui disporre, ossia riconoscendo senza esitazione la differenza tra soggetto e oggetto».

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