La proposta di legge di iniziativa popolare (campagna di “Liberi subito”) sulle “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”, con 7mila firme, ha iniziato il suo percorso nella terza Commissione del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, con la previsione di approvarla entro la fine di novembre. I promotori si pongono l’obiettivo di «definire il rispetto e la diretta applicazione, quanto a ruolo, procedure e tempi dei Servizi sanitari nazionale e regionale, di verifica delle condizioni e delle modalità di accesso alla morte medicalmente assistita affinché l’aiuto al suicidio non costituisca reato, così come delineato dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019».
Analoga proposta, supportata da 9mila firme, è stata presentata in Consiglio regionale del Veneto e in queste ore si sta discutendo se farla transitare prima in quinta Commissione, per un supplemento di contributi, o farla approdare direttamente in assemblea entro la fine dell’anno. In entrambe le Regioni c’è una maggioranza trasversale all’approvazione delle due leggi, che passa anche attraverso il Centrodestra, oltre che il Centrosinistra. E in Veneto il presidente Luca Zaia si è distinto nel sollecitarne la discussione e, quindi, l’approvazione.
Guglielmo Cocco, che presiede il Coordinamento Persona, Famiglia e Vita nell’Arcidiocesi di Udine, ha obiettato che «non si può accettare tranquillamente che decisioni su argomenti che riguardano in modo profondo la persona umana, siano delegate a tribunali, a commissioni, adesso al Consiglio regionale e non al Parlamento». I promotori della proposta di legge hanno spiegato di agire sulla base della sentenza della Corte costituzionale del 2019. « Ma la Corte ha ingiunto al Parlamento di legiferare, non alle Regioni – insiste Cocco –. Ha solo detto che il sistema sanitario regionale dovrebbe fornire gli strumenti di accertamento, non ha detto alle Regioni “legifera”. In questo caso si tenta di far entrare in maniera surrettizia dalla finestra quello che non dovrebbe entrare dalla porta».
In Commissione a Trieste si sono ascoltati i primi portatori d’interesse, che sono entrati nel merito della proposta. Al termine dei lavori, il presidente Carlo Bolzonello ha precisato che altri 21 esperti, entro fine novembre, saranno auditi in Commissione. Il presidente ha sottolineato che «le audizioni servono a garantire l’approfondimento sul tema e ha suggerito di porre quesiti e chiedere chiarimenti dal punto di vista tecnico, giuridico, etico, sociale e morale degli auditi », rimandando il confronto politico all'interno del Consiglio regionale in occasione della discussione che sarà non solo sulla proposta di legge di iniziativa popolare riferita alle procedure e ai tempi per l'assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito, ma anche su una mozione sul fine vita.
I consiglieri regionali del Veneto Stefano Valdegamberi (Gruppo misto) e il vicepresidente Nicola Finco (Lega), hanno chiesto che la proposta venga calendarizzata in Consiglio regionale a Venezia «unitamente al disegno di legge ‘Disciplina Regionale per la promozione delle cure palliative e dell'assistenza sanitaria alle persone affette da malattia terminale o inguaribile. E sul divieto dell’eutanasia. Il mondo cattolico, sia in Friuli Venezia Giulia che in Veneto, non sta alla finestra rispetto al dibattito in corso. A giorni uscirà una lunga e approfondita nota della Conferenza episcopale del Triveneto e della Commissione per la Pastorale della salute dal significativo titolo “Suicidio assistito o malati assistiti?”.
Ancora lo scorso mese di maggio i vescovi delle 15 diocesi avevano anzitutto confermato la vicinanza e la solidarietà concreta a persone e famiglie in ogni fase della vita, e in particolare nei passaggi più travagliati e dolorosi. Avevano poi raccomandato che nessuno sia mai lasciato solo, ma sia sempre accompagnato e sostenuto, attraverso il maggiore ricorso alle cure palliative, oggi sempre più efficaci e fruibili, e anche potenziando il sistema di strutture che le possono garantire. Nello stesso tempo ribadivano il no a ogni forma di accanimento o abbandono terapeutico. Nei prossimi giorni «ulteriore approfondimento».