venerdì 3 agosto 2018
Lo storico Beppe Vacca: Il Pd non può rendersi indifferente ai suoi valori fondanti. Fare della pratica della maternità surrogata una pratica accettabile mina i diritti delle donne e la democrazia
Una manifestazione contro la maternità surrogata

Una manifestazione contro la maternità surrogata

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«Il Pd non può rendersi indifferente ai suoi valori fondanti. Fare della pratica dell’utero in affitto una pratica accettabile, o addirittura da prendere a modello, mina non solo i diritti delle donne, ma i valori stessi della democrazia». Parola di Beppe Vacca, storico del marxismo ed ex presidente della Fondazione Gramsci, che condivide, con argomenti ulteriori, la protesta delle tre attiviste di "Se non ora quando" che hanno scelto di lasciare il Pd per protestare contro la nomina a responsabile del dipartimento diritti civili del Partito democratico di Sergio Lo Giudice a , che si è sempre speso a favore della pratica della maternità surrogata che le donne considerano umiliante e degradante.

Come valuta questa loro scelta?
Il segnale che arriva con questa nomina lo considerano incompatibile con la battaglia di un movimento femminista che si è spinto fino all’Onu per arrivare al bando universale di una pratica come l’utero in affitto, che fa merce del corpo della donna.

E lei come valuta questa nomina?

Come militante e come componente dell’Assemblea trovo anch’io che l’aver scelto per quell’incarico una persona, certo rispettabile, ma che da militante dell’Arcigay ha fatto di questa pratica una bandiera del suo impegno, significa voler condividere l’idea che l’avere o non avere figli sia riconducibile genericamente a un diritto.

Una pratica vietata viene posta, di fatto, a modello.
Il punto è proprio questo. Un partito che ha come valori fondanti quelli del Pd non può ricondurre la riproduzione del genere umano dal rapporto uomo-donna a un fatto mercantile, realizzabile in virtù delle nuove tecniche. Al di là del fatto che la legge lo vieta, le due pratiche non sono equiparabili.

Si è detto dei diritti delle donne violati, ma c’è anche altro.
C’è che il vero titolare dei diritti è il bambino, che ha - appunto - il diritto a nascere avendo come genitori un uomo e una donna.

Tutto questo pone mille interrogativi...
Bisogna interrogarsi innanzitutto su chi è il legislatore e in nome di chi legifera. Ma mi chiedo anche che valore è la democrazia se non ha la pretesa di regolare i diritti universalistici, diritti di tutti. E la famiglia è l’istituzione più universalistica, che più di ogni altra risponde al principio della tutela della vita attraverso la garanzia della sua riproducibilità.

Che conclusioni ne trae?
Che se tutto ciò diventa indifferente viene meno la stessa ragion d’essere del Pd. E non solo per i cattolici, visto che io, seppur dialogante, non lo sono. Essere insensibili a queste istanze significa minare in profondità i valori antropologici di riferimento e la stessa democrazia. E questo per me sarebbe inaccettabile.

La protesta di 25 tra parlamentari ed ex parlamentari del Pd, cattolici e laici

Anche 25 deputati, senatori ed ex parlamentari prendono posizione contro la nomina di Sergio Lo Giudice a responsabile Pd per i diritti civili. Già Francesca Marinaro, Francesca Izzo e Licia Conte, attiviste dell’associazione Se non ora quando libere, che si batte per i diritti delle donne, avevano scritto al segretario Maurizio Martina per comunicare la loro uscita dal partito proprio a seguito della nomina di Lo Giudice, da sempre espressosi a favore dell’"utero in affitto".

Ora diversi parlamentari dem, non solo cattolici ma anche liberal, esprimono i loro timori: «La legge e la maggioranza degli italiani la considerano invece un reato nonché gravemente lesiva della dignità femminile.

Il dipartimento Diritti civili infatti necessiterebbe, più di tutti, di una figura capace di sintesi tra le diverse posizioni presenti oggi nel Pd. Il rischio è di negare le sue ragioni fondative e di mortificare sensibilità fortemente presenti nel Paese», scrivono Alfredo Bazoli, Rosa Maria Di Giorgi, Stefano Lepri, Marina Berlinghieri, Roberto Cociancich, Stefano Collina, Giuseppe Cucca, Mauro Del Barba, Camillo D’Alessandro, Vito De Filippo, Laura Fasiolo, Emma Fattorini, Nicoletta Favero, Linda Lanzillotta, Claudio Mancini, Mario Morgoni, Claudio Moscardelli, Pamela Orru, Venera Padua, Giorgio Pagliari, Fausto Raciti, Lucio Romano, Angelica Saggese, Giorgio Santini e Francesco Scalia.

«Non si può regalare alla destra e a questo governo il tema degli aiuti alle famiglie e della difesa dei diritti delle donne», dice Emma Fattorini.

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