L'aula del Parlamento europeo - Filippo Attili
«È una brutta pagina quella scritta all’Eurocamera»: è il commento amaro di Adriano Bordignon, presidente nazionale del Forum delle Associazioni familari sul voto col quale l’aula di Strasburgo ha chiesto che l’aborto sia inserito tra i diritti fondamentali dell’Unione. «Si tratta di un’azione strumentale ed elettorale – aggiunge Bordignon – perché il tema dell'aborto non è una competenza che spetta al Parlamento europeo, essendo vincolante il principio di sussidiarietà, che tutela gli Stati membri nella loro autonomia legislativa sulle materie riservate».
Di più: «Va sottolineato come non esista alcun “diritto all’aborto”, così come è possibile riscontrare dai pronunciamenti della Corte europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) che, in più occasioni, ha riconosciuto come fondativo il diritto alla vita, sancendo e garantendo vera uguaglianza tra tutti i cittadini, autentico cardine della modernità. Ecco perché crediamo di assistere a una mozione dai fini semplicemente ideologici e priva di fondamento giuridico».
Secondo Bordignon «è evidente come tutto ciò non serva a nessuna donna o bambino nei Paesi dell’Unione Europea. La verità è che ancora troppe donne sono lasciate sole di fronte a scelte molto complesse e dolorose, senza adeguati supporti economici, organizzativi e relazionali capaci di offrire loro alternative».
Il presidente del Forum assicura che «l’associazionismo familiare italiano ed europeo garantisce la sua disponibilità a offrire un grande contributo in questa direzione ma gli Stati devono fare la loro parte a tutela della dignità delle persone». Appare peraltro «molto preoccupante» anche «il risvolto culturale»: infatti «far transitare l’aborto nell’alveo dei diritti fondamentali dell’Ue trasforma un fatto critico e doloroso che oggi coinvolge due vite, quella della madre e quella del nascituro, in un diritto intangibile della madre dove il figlio non conta più nulla e in nessun modo».
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