Una votazione al Parlamento europeo - Ansa
Il 10 luglio il Parlamento Europeo, riunito in plenaria, ha approvato la Direttiva per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, perdendo però l’occasione di difendere tutte le donne da ogni violenza. Il testo votato è sensibilmente diverso da quello approvato dal Consiglio Europeo il 16 giugno, frutto di un lungo lavoro partito l’8 marzo 2022 tra Parlamento altre istituzioni europee. Secondo la direttiva, è violenza «prevenire o il tentativo di prevenire l’interruzione volontaria di gravidanza» nonostante le donne subiscano spesso pressioni per rinunciare al proprio figlio. Le donne che sono costrette a “scegliere” di abortire perché sono sole, lo vuole il partner, il datore di lavoro, la famiglia, gli amici, la società, perché non hanno denaro, o rischiano di non poter trovare accoglienza e aiuto. La direttiva inoltre prevede che tra le cure mediche predisposte in seguito a violenza sessuale debba essere compreso l’accesso «all’aborto sicuro e legale», «alla contraccezione d’emergenza» e alla «salute sessuale e riproduttiva». Il voto a Strasburgo nelle commissioni Femm e Libe, la mancanza di trasparenza (i documenti sono stati resi pubblici solo all’ultimo momento prima del voto), il dibattito pubblico affrettato e compromesso, hanno portato al voto e forse a una mal informata accettazione nella plenaria del 10 luglio nel Parlamento (la discussione non era nell’ ordine del giorno). Ora il testo andrà direttamente alle cosiddette «negoziazioni inter istituzionali», cioè tra Parlamento, Commissione e Consiglio Europeo. «Una procedura ideologica e non trasparente» l’ha definita la Federazione One of Us, secondo cui «questo modo di lavorare è in realtà un tentativo camuffato di legiferare su un settore totalmente al di fuori delle competenze dell’Ue». La Federazione si schiera al fianco di tutte le donne di tutte le nazioni, fin da quando sono bambine nel grembo materno, e contro ogni violenza sulle donne; fa presente che l’aborto non è un diritto ma è piuttosto un atto violento che viola il corpo e l’intimità della donna; esprime forte preoccupazione per la deriva antidemocratica di questa direttiva, che manipolando il delicato tema della violenza sulle donne induce gli Stati a introdurre l’aborto senza limiti nelle proprie legislazioni, violando la stessa legislazione Ue; fa notare che la direttiva introduce pericolose discriminazioni nei confronti delle donne, dei bambini concepiti, di tutte quelle associazioni per la vita che aiutano le donne. One of Us ribadisce che le donne hanno il diritto di vivere libere dalla violenza, compresa quella dell’aborto procurato, e ricorda che il numero di assistenza telefonica dell’Ue per le donne vittime di violenza è 116 016. Marina Casini, presidente di One of Us, sottolinea l’importanza di liberare le donne da vincoli e pressioni che le portano a scegliere l’aborto mentre chiede un’attenta analisi della direttiva per garantire che rimanga fedele al suo obiettivo iniziale e rispetti i valori democratici su cui si basa l’Unione Europea. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’aula del Parlamento europeo a Strasburgo