In Italia ci sono quasi due milioni di donne cui è stato diagnosticato un tumore e che sono vive, il numero più alto in Europa in rapporto alla popolazione (6.338 casi per 100mila abitanti). È la testimonianza più evidente della qualità delle cure oncologiche erogate dal nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn), che però deve convivere con tempi di attesa medi di 14 mesi per accedere a farmaci innovativi già approvati a livello europeo. Sono i dati resi noti dalla delegazione italiana al Congresso dell’American Society of Clinical Onchology di Chicago, con la conferenza stampa dell’attuale presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Francesco Perrone in occasione di una conferenza stampa.
In Europa dal 1988 a oggi i progressi contro il cancro hanno salvato più di 6 milioni di vite e negli Stati Uniti, in 30 anni (1991-2021) la mortalità oncologica è diminuita del 33% con oltre 4 milioni i decessi per tumore evitati. Quanto al dato italiano sulle donne con diagnosi di tumore vive, «vanno aggiunte le oltre 268mila vite salvate nel nostro Paese fra il 2007 e il 2019» ha detto Perrone. Quanto all’accesso ai farmaci innovativi, «siamo pronti a collaborare con l'Agenzia italiana del farmaco – ha aggiunto Perrone – per definire nuovi modelli per l'accesso precoce, subito dopo l'approvazione europea, a terapie davvero innovative in termini di miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita».
Le disposizioni che nel nostro Paese regolano l'accesso precoce a farmaci già approvati dall’ente regolatorio europeo Ema prima del rimborso a carico del Ssn, ha chiarito il presidente eletto Aiom Massimo Di Maio, «vanno integrate con norme che consentano di rendere disponibili le terapie innovative in termini molti più brevi rispetto agli attuali, al massimo 3 mesi dall'approvazione europea. L'accesso immediato alle cure deve cioè rientrare in una strategia unitaria contro il cancro che includa la diminuzione dell'incidenza e della mortalità, il miglioramento della qualità di vita dei pazienti e l’istituzione delle reti oncologiche regionali». In contemporanea vanno rinforzati i programmi di screening, afferma Saverio Cinieri, presidente Fondazione Aiom.
Se la mortalità oncologica complessiva continua a calare, infatti, l'incidenza aumenta a livello globale e nei singoli Paesi. Nel mondo nel 2022 sono stati 20 milioni i nuovi casi di cancro. In Italia nel 2023 sono state stimate 395.000 nuove diagnosi, con un incremento in tre anni di 18.400 casi. Nel 2024 negli Stati Uniti si prevede che i casi supereranno per la prima volta i due milioni.
«L’aumento del carico di malattia mette a rischio la sostenibilità dei sistemi sanitari – ha detto ancora Perrone – perché comporta un aumento della spesa per gli alti costi delle terapie innovative. È urgente rafforzare i programmi di prevenzione primaria e secondaria per ridurre il numero di malati, migliorare le possibilità di guarigione e offrire una buona qualità di vita, come evidenziato, anche dallo European's Beating Cancer Plan, cioè il Piano Oncologico Europeo».
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