Il concepito è uno di noi, è un figlio? La risposta più convincente e commovente l’ha data Azzurra, la giovane mamma di 33 anni della provincia di Treviso, che durante la gravidanza ha dovuto fare i conti con la recidiva di un tumore. Azzurra ha rifiutato con determinazione la terapia per non danneggiare in alcun modo il figlioletto che viveva dentro di lei. Ha iniziato le cure dopo la nascita, ma purtroppo il male ha preso il sopravvento e ha potuto stringere tra le sue braccia il suo Antonio otto mesi prima di volare in Cielo.
Non è la prima volta che si leggono storie di amore materno che spinge al sacrificio di sé per far nascere il figlio. Viene subito in mente Chiara Corbella. Sì, il concepito è davvero uno di noi.Alla testimonianza di Azzurra si aggiunge la testimonianza che tutti le rendono, perché nessuno scrive che Azzurra è stata una pazza. Solo silenzio ammirato. Eppure, se Antonio quando era nel grembo della mamma fosse stato solo un grumo di cellule o anche soltanto una vita potenziale, Azzurra sarebbe stata una pazza. Non si ama teneramente uno che non esiste, né si mette a repentaglio la propria vita per un progetto di vita.
Ogni essere umano compare nell’esistenza nella forma della povertà e della insignificanza più estreme. È tuttavia una freccia di speranza lanciata verso il futuro perché una donna lo riconosce come “uno di noi”. Sì, davvero, ogni individuo vivente della famiglia umana è “uno di noi”, cioè un soggetto, non un oggetto; un fine, non un mezzo; una persona, non una cosa.
Presidente del Movimento per la Vita italiano