martedì 5 marzo 2024
L'associazionismo cattolico ha un modello di cristiano riuscito, profondamente spirituale e intensamente schierato per i "piccoli". L'ex leader del Forum ricorda il fondatore del Movimento per la Vita
Carlo Casini

Carlo Casini

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Il 23 marzo saranno quattro anni che Carlo è nato alla Vita, lasciando tra noi un vuoto che non è stato ancora colmato, e non lo sarà mai. Ma – sembra paradossale – questo vuoto è colmato ancora una volta dalla sua presenza tra noi, dal ricordo che tutti noi conserviamo della sua persona, dalle opere che ha lasciato, dalla sua eredità spirituale e politica, né impallidita né offuscata dal tempo.

In questa pienezza di affetti e di “effetti” che Carlo ha suscitato in noi e tra noi, è evidente che rendere omaggio a Carlo è un moto dell’anima del tutto naturale, certamente mai formale. Carlo è stato un maestro, un uomo di grande valore: magistrato, politico italiano ed europeo, giurista, fondatore del Movimento per la Vita, uomo di pensiero e di azione. Tuttavia, quando penso a lui lo vedo soprattutto come persona degna degli altari. E più passa il tempo, più mi convinco che Carlo meriti gli altari, i grandi bellissimi e santi altari della Chiesa cattolica, che sono tali anche se in piccole e lontane chiese di periferia. E più passa il tempo e più mi convinco che i tempi saranno presto maturi per iniziare un cammino in questo senso. Anzi, il cammino è già iniziato a opera della sua famiglia e dei tanti amici che hanno per lui una devozione profonda: ora però tocca a tutti noi percorrerlo in tanti per “arrivare alla meta”.

Quando penso a Carlo penso alle Beatitudini: beati gli operatori di pace, beati i miti, beati i poveri in spirito, beati gli affamati e gli assetati di giustizia. Ma soprattutto associo la sua persona alla parola “beati”, parola che è un richiamo ripetuto e intenso di Gesù alla felicità, che nasce solo su un terreno fertile, dove mettere radici per dare frutti eterni.

Confesso che a questi pensieri mi commuovo, perché un giorno di molti anni fa, durante un lungo viaggio, con Carlo affrontammo questi argomenti e mi disse con tutta semplicità: «A pensarci bene, la felicità, alla quale tutti aspirano, non è altro che beatitudine celeste». A leggere con attenzione l’immensa mole degli scritti di Carlo Casini – che riguardano gli avvenimenti del suo tempo, ma anche profonde e intense meditazioni sulla fede, sul messaggio evangelico, sul magistero ecclesiale, sulle encicliche dei Papi, – appare chiaro che le beatitudini sono il filo rosso che lega tanta parte della sua vita e delle sue opere riguardo la sacralità della vita e la libertà dei figli di Dio, aprendo infinite strade di felicità e di bene con la dignità dell’uomo che è immagine e somiglianza di Dio, la ragione che lo definisce e che si accompagna alla fede.

Per Carlo le beatitudini non riflettono una idea astratta o un traguardo irraggiungibile: sono invece il viatico per una felicità piena e possibile qui e ora, in noi e accanto a noi. Ora Carlo ha raggiunto la beatitudine celeste ed è tra i beati suoi amici che l’hanno preceduto.

Ho avuto la fortuna e il privilegio di stare accanto a lui per moltissimi anni di intenso lavoro, e ripensando a quei tempi, accanto alla commozione, non posso non ammettere, con grande rammarico, che tutti noi – il mondo associativo che condivideva progetti e iniziative o il mondo della politica che lo aveva accolto nelle sue file – troppe volte non siamo stati all’altezza del valore e della statura di Carlo. È una constatazione doverosa, diciamolo con mansuetudine e umiltà: non lo abbiamo meritato, e Carlo ne ha sofferto molto. Però era un uomo mite, un operatore di pace, e sempre, sempre, ripeteva “ma no, non importa, passerà. Hanno ragione anche loro, dobbiamo capire”. Non è da tutti, soprattutto oggi, in ogni ambiente.

Ora abbiamo l’occasione di rimediare, tutti insieme. Tutti noi che portiamo nel cuore il ricordo di Carlo non siamo chiamati a rendergli semplicemente un omaggio postumo ma a dirgli “grazie”, un grazie forse goffo o poverello, ma convinto, serio e capace di azioni concrete. E questo “grazie” costante e corale potrà aiutare l’avvicinarsi di Carlo all’onore degli altari, se e quando la Chiesa lo riterrà. Carlo merita tutto questo e noi glielo dobbiamo. Nel nostro piccolo possiamo fare molto agli occhi del Signore e sono certa che il popolo di Dio in cammino, il popolo della Vita, saprà riaffermare con forza quanto Carlo ha fatto per tutti noi, per la società italiana e per la Chiesa che tanto lo ha amato.

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