Mamma Elisa con Cecilia piccolissima
Il 31 luglio di due anni fa moriva Elisabetta Socci, stroncata dal cancro che aveva scoperto 17 mesi prima. Ma incredibilmente, nei giorni della diagnosi infausta riguardo a quel primo nodulo al seno, con il marito Matteo Grotti aveva ricevuto anche una notizia che li aveva letteralmente spiazzati: lei era incinta.
«Che i medici ci chiedessero di fare un test di gravidanza, in vista delle terapie che Elisa doveva affrontare, ci sembrava quasi una barzelletta – ricorda Matteo –. Sposati l’8 settembre 2018, da due anni cercavamo di avere un figlio, ricorrendo già due volte alla fecondazione assistita. Quindi non ci aspettavamo che il test fosse positivo. Mia moglie, appena ha visto il risultato, è scoppiata a piangere».
Così inizia per la coppia un percorso di lotta al tumore e, al tempo stesso, di amore per quella creatura tanto desiderata: una compresenza di «vita e morte» che li accompagnerà nei mesi successivi. «Appena 20 giorni dopo il test, a Elisa è stato asportato quel primo nodulo maligno in semicoscienza, grazie a un anestesista che in questo modo ha tutelato la gravidanza. Devo dire che nessun medico ci ha messo davanti a un “o la madre, o la bambina”. Il tumore e la gravidanza sono cresciuti parallelamente, coinquilini nel suo corpo, senza interferire l’uno con l’altra», racconta Matteo, impiegato in una grande azienda dove si occupa di logistica e controllo merci.
Purtroppo il cancro non desiste: «Scopriamo altri noduli al secondo mese, Elisa inizia la chemioterapia endovenosa dal terzo mese – quando non avrebbe più potuto danneggiare la bimba – e viene sottoposta a parto cesareo all’ottavo». Cecilia nasce il 29 ottobre 2021. A seguire, l’intervento di mastectomia totale, poi sempre chemio e radioterapia, perché il tumore aveva raggiunto il fegato. «Aggrappata alla fede, Elisa non ha avuto nessun segno di cedimento: una leonessa dal primo all’ultimo giorno, sempre con il sorriso. Eravamo in sintonia nelle scelte, per esempio nell’abituare la bambina a stare con tutti. La forza che vedevo nei suoi occhi non era umana. Mi ripeteva: “Finché siamo insieme, non è finita”. E tutti si stupivano nell’incontrarci: abbiamo vissuto al meglio una seconda vita nella malattia. Di lei ho potuto donare le cornee e mi rende contento pensare che qualcuno può vedere di nuovo con i suoi occhi», testimonia Matteo, che ad agosto compirà 37 anni e vive con Cecilia a San Zaccaria (Ravenna). «Non è facile crescere da solo una figlia, anche se sento vicina mia moglie aiutando gli altri: il mio intento è dare luce e speranza a chi vive una situazione analoga».