giovedì 25 giugno 2015
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La senatrice Cirinnà non perde occasione per farci sapere ciò che pensa di ogni parere diverso dal suo, compresa la manifestazione di sabato scorso a Roma che – tra gli altri temi – contestava apertamente e civilmente il disegno di legge sulle 'unioni civili' di cui è relatrice. Ma a metodo, toni e argomenti davvero 'civili' oppone un veemente e sdegnoso disprezzo che ricade come un maglio sui liberamente dissenzienti, e – dichiarazione dopo dichiarazione – inclina all’insulto. Sabato, con tante famiglie ancora in piazza San Giovanni, aveva straparlato di «piazza di privilegiati eterosessuali che affermano di volersi tenere i loro privilegi», concedendo poi graziosamente che «in un Paese libero tutti possono esprimere la loro opinione». Ieri si è superata decidendo che quell’«opinione» va ignorata: «Non ascolteremo la piazza revanscista e retrograda del Family Day, dove alcune forze estreme hanno manifestato il loro orgoglio di essere discriminatorie». È questa la 'cultura del rispetto' di cui è capace una signora che intende dare il proprio nome a una legge nata, come lei stessa afferma, da «un lavoro di inclusione». Complimenti.
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