Lo psichiatra Alberto Siracusano - .
La patologia psichica più diffusa oggi? «Le relazioni malate», secondo Alberto Siracusano, professore emerito di Psichiatria all’Università di Roma Tor Vergata, coordinatore del Tavolo tecnico sulla salute mentale del Ministero della Salute e membro del Tavolo sulla salute mentale della Cei. Il suo ultimo volume s’intitola Perché mentiamo. Cosa nascondono le bugie (Raffaello Cortina editore). Nella Giornata mondiale della Salute mentale, che si celebra il 10 ottobre di ogni anno, facciamo il punto sulla situazione in Italia.
Può circoscrivere il male psichico oggi? Quali le patologie prevalenti?
Il Tavolo tecnico lavora da un anno e mezzo e uno dei suoi compiti è sviluppare una nuova cultura della salute mentale. Accanto alle patologie più conosciute e diffuse come depressione, ansia e disturbi del comportamento alimentare, quantizzabili e diagnosticabili attraverso i dati, oggi c’è un disagio psichico e un male della società che va al di là di una diagnosi di patologia: è la patologia delle relazioni, in cui violenza e aggressività prevalgono sul sano relazionarsi. A livello familiare possono esplodere nelle maniere più violente e sono difficilmente quantificabili.
Come Tavolo tecnico ministeriale come vi state muovendo?
Stiamo sviluppando programmi di prevenzione, in particolar modo nelle scuole per l’età evolutiva e l’adolescenza, per far capire che la salute mentale è anzitutto salute delle relazioni affettive e rispetto reciproco. Il Pasm (Piano nazionale della salute mentale) sarà attivo nei luoghi di formazione a partire dal prossimo triennio, 2025-2027. Alcuni progetti di prevenzione sono già partiti grazie ad associazioni del terzo settore. Un altro dei progetti in cantiere riguarda l’attenzione sulla depressione perinatale della madre, già abbastanza presente durante la gravidanza, perché possa curarsi efficacemente.
Fra i vari disturbi mentali, quali sono i più in crescita? Quali le priorità da tenere d’occhio?
Ansia, depressioni, disturbi della nutrizione sono sicuramente molto in crescita, soprattutto nei giovani: ne abbiamo registrato un incremento di quasi il 30 per cento dopo la pandemia. Stiamo verificando che, fra le cause determinanti psicosociali dei disturbi psichici, compaiono la povertà economica ma soprattutto la povertà vitale, ovvero valoriale e affettiva, che non consente lo sviluppo di relazioni significative. Da questa carenza relazionale e affettiva deriva in alcuni casi l’aumento della violenza e della crudeltà a cui stiamo assistendo. Inoltre la solitudine ha ricadute a livello sia fisico sia psichico. Il concetto di loneliness (in inglese, solitudine, malinconia, tristezza, ma anche isolamento, ndr) soprattutto nei giovani ha un’accezione particolare: non essere soddisfatti di come sono e di come vengono riconosciuti dagli altri. Sentirsi e vedersi diversi da come si vorrebbe fa sentire soli e fa star male, anche se abbiamo tanti contatti social. Chi vive di più la solitudine usa di più i mezzi informatici, ma si sente ugualmente solo.
Lo stigma ancora alto su queste malattie può influire sul fatto che non vengano precocemente individuate e curate?
Lo stigma agisce a 360 gradi, con diverse varianti: sicuramente sull’aspetto del ritardare gli interventi, ma anche chi segue con successo una terapia farmacologica o psicoterapica tende ad abbandonarla precocemente perché non vuole apparire malato. Secondo alcune ricerche, ben il 50% dei pazienti lascia il suo percorso prima di essere guarito.