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Foto Romano Siciliani
Il tema giubilare della speranza, con le applicazioni indicate da Francesco per il mondo della salute (incontro, dono, condivisione), interroga la leader dei 460mila professionisti dell’assistenza sanitaria, appena riconfermata Nel messaggio per la Giornata mondiale del malato (11 febbraio), appena reso noto, il Papa si rivolge a malati e curanti declinando nella loro esperienza il grande tema giubilare della speranza. Come si vive al letto dei pazienti la speranza, non intesa come incoraggiante ottimismo ma come relazione che rende «forti nella tribolazione», come scrive Francesco? Barbara Mangiacavalli, appena rieletta alla guida della Fnopi – la federazione che associa i 460mila infermieri italiani, la più numerosa categoria dei professionisti della cura –, è la persona più indicata per rispondere. «Per l’infermiere – dice – la “relazione” è una parola densa di significati. Nello svolgimento della nostra professione siamo guidati dal privilegio di relazionarci con la persona assistita, con gli altri colleghi, con le altre professioni, con gli enti di governo. Il valore fondamentale della nostra professione è la relazione con l’altro: senza non può esistere. Come recita il nostro Codice deontologico, il tempo di relazione è tempo di cura. Nell’agire professionale l’infermiere stabilisce una relazione di cura fondandola sull’ascolto e sul dialogo. Il suo obiettivo è fare in modo che la persona assistita non sia mai lasciata sola.
Entriamo nei tre aspetti sottolineati da Francesco nel Messaggio (incontro, dono, condivisione), cominciando dall’incontro. Il Papa ne offre una lettura di fede: sul piano umano, come si può rendere l’esperienza della malattia «occasione di un incontro che cambia», sia chi viene curato sia chi cura?
La cura e l’assistenza diventano «occasione di un incontro che cambia» se ci si fa carico dell’altro e ci si lascia contaminare dall’altro. L’alterità rappresenta il perno attorno al quale si muove l’assistenza, un passaggio attraverso cui ci si assume la responsabilità dell’altro, non tollerandolo semplicemente, ma comprendendolo. La scelta di essere responsabili dell’altro sta alla base di ogni relazione assistenziale, ed è lì che diventa occasione di incontro, di cambiamento e di crescita per tutte le persone coinvolte.
Il Papa introduce poi il tema del “dono” parlando dell’importanza di condividere «il nostro smarrimento, le nostre preoccupazioni e le nostre delusioni». Come vivono questi sentimenti oggi gli infermieri?
L’impegno morale e il carico emotivo sono il tratto distintivo dell’infermiere che quotidianamente è chiamato a mettersi nei panni dell’assistito. Non sempre è facile, come testimonia lo studio Bene (“BEnessere degli Infermieri e staffiNg sicuro negli ospEdali”) realizzato nel 2023 dall’Università di Genova con il sostegno dalla Federazione nazionale degli infermieri. Dallo studio è emersa una situazione di forte stress emotivo degli infermieri che hanno partecipato alla rilevazione e di modelli organizzativi che rendono l’attività caotica, esasperante, che genera burnout, insicurezza nelle prestazioni perché ci si rende conto di lavorare in condizioni non sicure e adeguate. Per questo è indispensabile costruire modelli multiprofessionali per condividere le fatiche in équipe e sostenere gli infermieri.
Francesco parla anche di condivisione, con l’immagine del capezzale del malato come luogo dove si «impara a sperare». È così?
Sì. L’infermiere condivide l’esperienza di malattia, di morte, di guarigione ma, curando la persona, e non la malattia, trova sempre un senso al suo agire. Torna l’importanza della relazione come elemento valoriale, come luogo, appunto, dove si incontrano i bisogni, dove la persona assistita e il professionista imparano a condividere storie e vissuti.
Il Papa cita espressamente i curanti parlando di «angeli di speranza» con un «volto comprensivo e premuroso». L’immagine pubblica della sanità sembra smentire questa idea. Perché?
C’è bisogno che i cittadini recuperino fiducia nei confronti dei professionisti del sistema Salute. È un percorso complesso nel quale tutti devono fare la propria parte. I professionisti devono infatti avvicinarsi ancor di più alle esigenze dei cittadini, comprendendone i bisogni mutati, attraverso una formazione che sia sempre più specializzata e capace di agire in più setting assistenziali. Una risposta importante arriva dall’istituzione, annunciata a ottobre 2024 dal ministro della Salute Orazio Schillaci, di tre nuove lauree magistrali a indirizzo clinico: in Cure primarie e Sanità pubblica, in Cure pediatriche e neonatali e in Cure intensive e nell’Emergenza.
Che clima avvertite oggi attorno al vostro servizio?
Il servizio che noi offriamo è riconosciuto da tutti i cittadini e all’interno delle équipe multiprofessionali, ma è necessario rilanciare politiche di valorizzazione della professione, innovando i modelli assistenziali affinché i nostri cittadini possano sempre beneficiare di questa componente essenziale che, insieme a tutte le altre professioni sanitarie, ha fatto sì che il nostro Servizio sanitario nazionale sia tra i primi al mondo.
A quali idee e valori ispira la sua presidenza, appena riconfermata?
La crescita e la valorizzazione della professione sono i princìpi guida dell’azione della nostra Federazione. Credo molto nella necessità di costruire nuovi paradigmi e modelli per rispondere alle sfide demografiche e a un panorama sanitario e sociale in continuo mutamento. Sempre con competenza e uno sguardo aperto e innovatore in grado di dare al sistema Salute un contributo appropriato e di livello.
Quali priorità vede per la professione infermieristica?
La professione infermieristica, oggi, per crescere deve muoversi lungo cinque direttrici innovative: formative; organizzative; ordinamentali; dell’esercizio professionale; retributive. Su queste la Fnopi è impegnata ormai da tempo in prima linea e con il confronto con tutti i livelli istituzionali, e per alcune (come le lauree specialistiche) si stanno già ottenendo i primi risultati. Tra le priorità si inserisce quindi la valorizzazione delle professioni sanitarie agendo su un ripensamento delle competenze necessarie (skill mix) e su un cambio di ruoli in sostituzione (task shifting) o in affiancamento (task evolution) alle altre professioni sanitarie. Occorre utilizzare più efficacemente le risorse infermieristiche per soddisfare le esigenze strategiche dell’organizzazione, ma anche aggiornare e rendere più rispondenti ai crescenti livelli di responsabilità le norme a tutela dell’esercizio delle professioni sanitarie, per allinearle alle esigenze del Servizio sanitario nazionale. Senza dimenticare di prevedere misure per lo sviluppo economico e di carriera della professione così da renderla più attrattiva, soprattutto per i giovani.
La Fnopi progetta qualche iniziativa per il Giubileo?
La nostra Federazione è in costante contatto con l’Ufficio nazionale per la Pastorale della Salute, con cui abbiamo iniziato, già da un anno, un percorso di avvicinamento al Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità previsto in aprile. Ci siamo interrogati, insieme alle altre professioni e a eminenti studiosi e decision maker, sul tema delle povertà sanitarie, a tutti i livelli, partendo dal quadro nazionale a quello globale. Si sono tenuti già due importanti convegni, a Verona e a Roma, e un altro contiamo di organizzarlo proprio a ridosso dell’appuntamento giubilare a noi dedicato. In quel fine settimana di aprile, poi, i professionisti sanitari tutti saranno protagonisti, in svariate piazze della Capitale, di iniziative solidali per sensibilizzare la popolazione sui temi della prevenzione.