martedì 28 gennaio 2025
Un incontro che rivela la persona: è l’impressione ricorrente nelle voci che documentano la qualità personale e spirituale di un uomo capace di cambiare la vita a chi lo conosceva
Carlo Casini

Carlo Casini

COMMENTA E CONDIVIDI

Nella mia vita ho stretto molte mani. Mani di poveri, di ricchi, di intelligenti, di potenti. Nella mano di un uomo c’è tutto di lui. Questo si dice nella mia cultura montanara. Di tanti so che l’ho fatto ma non mi è rimasto alcun ricordo. Dopo la stretta di alcuni avrei voluto pulirmi la mano sui pantaloni, se l’educazione lo avesse permesso. Quando strinsi la mano di Carlo Casini invece me lo ricordo benissimo. So dov’ero, cosa ho provato, cosa ho visto nel suo sguardo mentre volgeva i suoi occhi su di me. È stata una stretta che mi accompagna da allora.

A 16 anni ho cominciato la militanza nella Democrazia Cristiana. La parrocchia, il Movimento Giovanile, i congressi provinciali, le elezioni. Quello stare a discutere di tutto, scrivere articoli, faceva sentire me e i miei amici molto “eroici”, soprattutto perché nella provincia emiliana dell’epoca chi si manifestava cattolico pubblicamente e politicamente subiva le sue conseguenze. Tra i nostri “fari” c’erano gli “spirituali” del partito. Dossetti, la Pira, Zaccagnini, Moro, ma il più importante dei “vivi” era Carlo. Carlo difendeva la vita. Non aveva trovato un ambito di lotta politica in cui promuovere sé stesso, attraverso di lui il Signore aveva donato al suo popolo un luogo dove amarlo e celebrarlo in mezzo agli uomini.

Mi colpiscono due cose di chi lotta per la vita e di chi lotta in senso opposto: né l’uno né l’altro sono nel posto giusto se non hanno compreso che la vita non è un attributo dell’esistenza umana, ma l’essenza stessa di Dio. «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25): Gesù dice queste parole a Marta l’attiva. Gliele dice davanti al suo dolore per il fratello morto, quel Lazzaro per cui Gesù aveva pianto. Gliele dice non rivolgendole parole, ma come Parola, Verbo di Dio, Dio. Marta si trova davanti al Dio della vita e può guardarlo negli occhi. Marta è più fortunata di Mosè, che ha potuto guardare solo un roveto ardente.

Io sono la Vita (Marta). «“Chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”. “Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”» (Gv 11,25-27). In quel momento lei, che finora non aveva scelto la parte migliore, supera in un attimo le barriere che la tenevano lontana da Dio e comincia a vivere, perché riconosce che la vita viene da Dio. Chiama quel rabbi amico di famiglia: Signore! Lo chiama Dio! Riconosce in lui l’autore della vita. E Gesù risuscita Lazzaro, e a me viene da pensare che lo risuscita per Marta. Ogni miracolo che Gesù ha compiuto sui morti lo ha fatto in favore dei vivi: il figlio della vedova, ecc.

Carlo ha compreso cosa fosse la vita e per questo è vivo. Vive nella vita di Dio ora come ha vissuto nella vita di Dio nella sua fede. La difesa della vita non ideologica ma fedele, è solo una conseguenza naturale del credere alla vita eterna. Santa Faustina diceva: «O mio Dio, quanta pena mi fanno gli uomini che non credono nella vita eterna! Quanto prego per loro perché li investa il raggio della misericordia e Tu li stringa al tuo seno paterno!» (F. Kowalska, Diario, Lev 1992, pagine 280). Nella lotta per la vita non ci sono nemici, ci sono solo fratelli che ancora non hanno visto e ai quali occorre portare una luce perché vedano e credano! Così ha vissuto Carlo il suo impegno per la vita, amando anche gli avversari. La vita va difesa per spinta d’amore verso chi non conosce Dio e lo combatte nella sua essenza spesso involontariamente e per inganno del Nemico.

Si può amare la vita solo quando si è provato quanto sia bello vivere nello Spirito. Se l’uomo solo per un attimo si apre all’Eterno, subito riceve la percezione che in noi c’è qualcosa che ci supera, che ci spinge al Cielo, e allora la vita non pare più esistenza biologica limitata, ma primo passo verso l’eternità. Carlo l’aveva capito e vissuto. Stasera vogliamo confermare i nostri passi, vogliamo pregare Cristo-vita attraverso colei che ha avuto l’onore di dargli la vita umana: Maria.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: