Marina Casini al convegno nazionale del Movimento per la Vita, di cui è presidente
Che ci sta a fare oggi un’associazione che promuove la causa della vita nascente? Aiuta le mamme a portare a termine gravidanze condotte fino in fondo malgrado tutto e tutti. Allaccia rapporti di collaborazione fattiva con gli enti locali per mettere in campo ogni possibile azione per far venire al mondo i bambini. Ma se la società tutt’attorno pare andare ostinatamente dalla parte opposta, a parole inclusiva ma nei fatti respingente verso nuove vite, può sorgere il dubbio che abbia ragione chi preferisce far finta di non vedere, oppure quanti preferiscono la scorciatoia del dissenso pessimista o della polemica frontale.
È questa terra nebbiosa che sta esplorando il Movimento per la Vita, che per l’edizione numero 43 del suo convegno nazionale ha scelto di tornare a Firenze. E non a caso. Perché fu qui che sorse il primissimo Centro di aiuto alla Vita, è da qui che partì nel 1977 (era un 5 novembre, come il giorno nel quale si conclude la tre giorni fiorentina del MpV) la proposta di legge di iniziativa popolare su «Accoglienza della vita e tutela sociale della maternità» opposta a quella sull’aborto, e qui che lo stesso giorno morì Giorgio La Pira, “sindaco santo” e grande ispiratore dell’impegno politico e sociale per «il più povero tra i poveri», come Madre Teresa definì il concepito. E di Firenze, soprattutto, era Carlo Casini, padre fondatore di un Movimento che oggi cerca nelle radici le risposte a un presente irto di sfide enigmatiche. E le radici dicono una cosa sola: l’impegno è dentro la carne sofferente della società, accanto alle mamme e ai loro bimbi, con generosità e competenza che devono essere la vera fonte di attrattiva. Perché più che di “convincere” si tratta di far cambiare lo sguardo della società intera sulla vita. A partire dal compimento di quel «Viaggio nella bellezza» che è il bel tema di questo convegno, che si chiude oggi. E i numeri dicono che nel 2021 i 332 Centri di aiuto alla vita attivi nel Paese hanno accompagnato a nascere 7.507 bambini e assistito 16.500 mamme.
Della capacità del Movimento per a Vita di coinvolgere (ne sono la prova i non pochi giovani fra i 300 volontari da tutta Italia presenti a Firenze) è testimone riconoscente la Chiesa italiana, che con l’intervento online da Bologna in apertura di lavori del cardinale Matteo Zuppi ha voluto dir loro, per voce del presidente della Cei, che «conta su di voi, con voi è in piena sintonia e vi è grata per come state accanto in maniera concreta, ferma e attraente alle mamme, e per come vi prendete cura di loro e dei loro bambini». Riflettendo sul pensiero di Carlo Casini – sulla cui tomba i convegnisti hanno sostato appena giunti a Firenze, pregando anche per la pace – Zuppi ha anche detto che «la legge sull’aborto, che la Chiesa condanna da sempre, non la mettiamo in discussione ma chiediamo che venga pienamente applicata nella parte della prevenzione e della vicinanza alle madri e ai loro bambini». È la conferma della linea di una presenza culturale oltre che testimoniale, cui darà forza «una unità strategica e operativa», una vera «comunione» delle espressioni attive per la vita sapendo andare oltre «tanta frammentazione» attuale.
La direzione è chiara: «Difendere la vita umana, sempre, contemplandone la bellezza – sono parole della presidente nazionale Marina Casini, che di Carlo è figlia ed erede morale e intellettuale – proprio quando è più fragile. Una chiamata che ci riguarda tutti», specie in tempi in cui le guerre, la sorte drammatica dei migranti, la spinta verso il “diritto di morire” fanno la voce più grossa.
E allora, cosa può fare oggi questo piccolo seme? Documentare che c’è una visione dell’uomo radicalmente diversa, e inventare nuove forme per farsi accanto a chi non ce la fa. E quando si parla di non accogliere la vita sono ancora veramente tanti: 63.653 aborti nel 2021, la metà dei quali nella forma “rimossa” della Ru486, che lascia la donna da sola col suo dramma, cui vanno sommate le 332mila confezioni di “pillola dei cinque giorni dopo” e le 264mila di quella “del giorno dopo” vendute in un anno, senza più ricetta: un’alluvione di pasticche “no-life” che specie tra le donne più giovani stanno inaridendo il rapporto con l’idea e la possibilità stessa della maternità, come ha documentato in uno dei numerosi panel formativi del convegno la ginecologa Emanuela Lulli. A questo logoramento crescente della voglia di accogliere nuovi bambini, che ha l’ovvio riflesso nella denatalità, si può rispondere in due modi, almeno: insistere sulla bellezza della vita nascente – è la strada indicata da Luisa Santolini e Giuseppe Anzani – e intanto creare nuove forme di sostegno concreto, come hanno spiegato l’assessore al Welfare del Piemonte Maurizio Marrone (Fdi) e il consigliere regionale della Toscana Cristiano Benucci (Pd).
Ma anzitutto occorre «saper parlare a tutti, laicamente, perché la vita va oltre i confini confessionali nei quali cerca di chiudervi chi avverte la difesa della vita come uno scandalo – secondo il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze –. Oggi occorre saper prendersi cura degli altri, dalla mamma in difficoltà al malato, dall’anziano solo al carcerato, al migrante, all’alluvionato... Così può cambiare lo sguardo sulla persona umana. Qui c’è tutta la bellezza che desideriamo offrire alla società».