Il professor Vincenzo Denaro, impegnato in un trapianto di staminali nel blocco operatorio del Policlinico Campus Bio-medico di Roma
Nell’immaginario collettivo è più facile scalare la cresta più alta e impervia dell’Everest che guarire dal mal di schiena cronico. Per informazioni si possono interpellare i 6 italiani su 10 che vedono tornare il dolore almeno una volta a settimana, a casa come sul posto di lavoro. Ecco perché, a sperimentazione conclusa, non è difficile ipotizzare il pienone di appuntamenti dalle parti del Policlinico Campus Bio-medico di Roma, i cui ricercatori, dopo più di 15 anni di sperimentazioni, puntando sulla medicina rigenerativa personalizzata, hanno eseguito con successo i primi trapianti in Italia di cellule staminali autologhe (quindi provenienti dallo stesso paziente), capaci di rigenerare i dischi interverterbrali danneggiati, ovvero gli ammortizzatori posti fra le vertebre. Sono loro, quasi sempre, alla base delle dolorose malattie della colonna vertebrale: lombalgia, sciatalgia, ernie discali, scivolamento vertebrale, deformità. Perché possa dirsi concluso, il cammino sperimentale necessita di circa un anno. Ma già si intravedono le premesse per una svolta.
A dare il via alla fase clinica della sperimentazione prevista nel progetto "Active", finanziato dal dipartimento di Medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimelia) dell’Inail, è stata l’équipe del professor Vincenzo Denaro, affiancato dagli ortopedici ricercatori Gianluca Vadalà e Fabrizio Russo. Questa fase ha previsto il reclutamento di 52 pazienti, dai 18 ai 65 anni, con patologie dei dischi. Il trapianto, come riferisce il nosocomio universitario romano, non ha comportato danni collaterali e i benefici sul quadro clinico si sono manifestati già un mese dopo l’intervento. In sostanza, le staminali trapiantate stimolano la produzione di sostanze che reidratano i dischi e interrompono il processo infiammatorio.
«Abbiamo fatto parte di un programma europeo di cui Unicampus era l’unico centro italiano - spiega Denaro, primario emerito di Ortopedia del Policlinico universitario Campus Bio-Medico -. Abbiamo maturato l’esperienza su 18 pazienti trapiantati con cellule allogeniche, ossia provenienti da donatore. Siamo quindi passati all’utilizzo delle cellule autologhe che si sono mostrate decisive almeno nel 70% dei casi. Servirà almeno un anno prima che la sperimentazione dia dati più definitivi e che si proceda alle registrazioni e ad una pubblicazione scientifica internazionale che apra ad una terapia codificata». Non tutti i pazienti però possono essere arruolabili: «Non si potrà procedere - conclude Denaro - con chi ha importanti patologie concomitanti, o è obeso, oppure ha dischi troppo compromessi».
Questa terapia, dice Gianluca Vadalà, «utilizza cellule mesenchimali autologhe del midollo osseo. Il sangue midollare viene inviato alla Cell factory dell’Irccs Policlinico di Milano, dove le cellule vengono isolate e moltiplicate fino a un numero ideale per favorire la rigenerazione». È come se queste cellule, aggiunge Russo, «restituissero vita al disco danneggiato facendo tornare il tessuto da degenerato a sano e ripristinando la capacità biologica ammortizzante. Nel caso dei dischi intervertebrali il risultato è ancora più significativo».
Non è un caso che a finanziare il progetto ci sia l’Inail: in Italia le patologie muscoloscheletriche sono la prima causa di malattia professionale, in crescita dell’88% dal 2010 al 2017 (da 19.912 a 37.450 casi). E la "lombalgia professionale" rappresenta il 33% di tutte le spese per assistenza sanitaria e previdenziali-assicurative dei lavoratori, per un costo di 7,9 miliardi di euro solo nell’ultimo anno. Il problema crescerà a causa del progressivo allungamento della vita lavorativa. «Vogliamo creare una filiera tra tutti i soggetti che seguono il paziente-lavoratore e utilizzare le nuove tecnologie e i metodi di cura più avanzati - evidenzia Sergio Iavicoli, direttore del Dimeila Inail -. Arriveremo a un nuovo protocollo e cerchiamo pazienti interessati a partecipare. Tutte le prestazioni saranno gratuite». A un anno dall’intervento verrà misurata la scomparsa del dolore cronico, unendo i controlli clinici agli esami di risonanza magnetica.
Per candidarsi alla sperimentazione occorre inviare una email con i propri dati a rigenerazionediscale@unicampus.it.