Un'ecografia in gravidanza
In Francia l’era Macron non ha cancellato la discutibile pratica parlamentare d’introdurre in extremis emendamenti legislativi che aggirano il confronto pubblico richiesto dai temi più delicati. Il 1° agosto a farne le spese è stato l’aborto: al termine della sessione estiva straordinaria voluta dall’esecutivo, l’Assemblea nazionale ha votato in seconda lettura la bozza di revisione della legge bioetica, che contiene misure contestatissime come l’estensione della fecondazione assistita a donne single e coppie lesbiche. L’aborto doveva restare fuori dalla discussione. Ma dopo la mezzanotte, in un’aula sgombra e assopita, la deputata socialista Marie-Noëlle Battistel ha estratto dalla manica un asso imprevisto: un emendamento per ritoccare la legge sull’aborto e in particolare la pratica dell’aborto terapeutico, che in Francia è consentito teoricamente fino al nono mese dopo un iter diagnostico che include il parere di almeno due medici. Due le situazioni contemplate: se «esiste una forte probabilità che il nascituro sia colpito da un’affezione di una particolare gravità riconosciuta come incurabile»; oppure se «il proseguimento della gravidanza mette in grave pericolo la salute della donna incinta». Ma cosa significa «grave pericolo»?
L’emendamento socialista lo riconduce pure a una «sofferenza psico-sociale» della madre: ovvero situazioni molto variegate, come disturbi psichiatrici, incesto, stupro, gravi violenze, o condizioni di profonda precarietà sociale.
In aula lo stesso relatore della bozza, il deputato macroniano Jean-François Eliaou, spiazzato, ha espresso opposizione osservando: «Cosa succederà se questo pericolo deriva da una causa puramente psicologica? Rischiamo d’inviare un segnale complesso». Si rischia cioè di offuscare la distinzione fra lborto terapeutico (7.366 casi nel 2016) e aborto volontario: nel 2018, 224.300 casi, il 25% dei quali praticati fuori dagli ospedali, con un 70% di aborti farmacologici. Ma il rappresentante della maggioranza ha preferito non opporsi frontalmente, confidando forse, come gli altri presenti, nel riesame autunnale dell’intera bozza in seconda lettura al Senato. Il blitz notturno è dunque riuscito, con visibile soddisfazione dell’esigua minoranza parlamentare socialista.
L’emendamento innestato di soppiatto potrebbe dunque cadere nel successivo iter legislativo. Ma intanto lo spettacolo in Parlamento ha già scandalizzato tanti osservatori, pronti a denunciare un miscuglio di scaltrezza, pusillanimità, sprezzo per il dibattito democratico e la delicatezza del tema. Fra i più critici il noto bioeticista Emmanuel Hirsch, dell’Università Paris-Saclay, per il quale «la tutela del feto con possibilità di vita desta meno attenzione della ricerca sull’embrione», rischiando così di far «perdere qualsiasi legittimità» alla legge di bioetica. Per Caroline Roux, dell’ong Alliance Vita, «la sofferenza psico-sociale è un criterio inverificabile e difficile da oggettivare, e farà pesare pressioni supplementari sulle donne fino al momento della nascita».