Il bacio tra gli sposi all'hospice di Prato durante la celebrazione per i loro 91 anni di matrimonio - .
«Vorrei ricordare i 71 anni di matrimonio insieme a mia moglie». Antonio lo ha scritto su un biglietto che ha inserito nella “scatola dei desideri” pensata dal personale dell’hospice “Il Fiore di Primavera” di Prato per dar modo ai propri ospiti di esaudire un desiderio o realizzare un sogno. Come quello di Antonio.
Per rendere questo momento davvero speciale l’anniversario è stato ricordato con una festa a sorpresa per la moglie Angela, accompagnata nella stanza del marito dalla figlia Silvia e dai nipoti. Ad accogliere la donna c’era un amico sacerdote, i medici e gli infermieri che da un mese avevano in cura Antonio, 91 anni, arrivato all’hospice per essere accompagnato negli ultimo tratto della sua vita.
I familiari avevano realizzato un video con le foto più belle dei due sposi, sempre insieme da oltre settant’anni. «La mamma era felicissima – racconta Silvia –, la festa ha dato pienezza e senso al difficile momento che stava vivendo mio padre e la mia famiglia. Sono sempre stati uno accanto all’altra, nei momenti di gioia e in quelli difficili. Lo ha sottolineato anche don Carlo prima del rinnovo delle promesse di matrimonio e la benedizione degli sposi. È stato bello e commovente».
Antonio è morto pochi giorni dopo la festa e questo momento, certamente atteso per Angela, è stato vissuto in modo sereno e naturale, grazie all’opportunità creata dal personale dell’hospice, che si è fatto carico di ogni aspetto organizzativo dell’evento, compreso un piccolo rinfresco.
«La “scatola dei desideri” è un progetto originale pensato per dare dignità e qualità alla vita dei nostri ospiti, anche quando non è più possibile guarire», spiega la direttrice Sabrina Pientini, responsabile dell’Unità cure palliative di Prato e Pistoia. L’idea è nata sei mesi fa e i biglietti con le richieste dei desideri da esaudire sono arrivati fin da subito. «Una signora ci ha chiesto di stare fino alla fine con il suo gatto e noi abbiamo predisposto una lettiera per rispettare questa volontà – racconta la dottoressa Claudia Lilli, coordinatrice dell’hospice di Prato –. Un’altra ospite invece ha voluto superare una sua paura: quella dei cavalli: non voleva morire senza prima essersi avvicinata, almeno una volta, a un cavallo. Siamo riusciti a realizzare anche questo desiderio, un pomeriggio nel giardino della struttura abbiam fatto portare un cavallo e lei, dopo avergli dato una carota, è riuscita ad accarezzarlo».
Un'ospite della struttura clinica di Prato corona il suo desiderio di accarezzare un cavallo - .
Questo progetto nasce all’interno della medicina narrativa, sperimentata da tempo dal personale dell’hospice per rafforzare la relazione con i propri pazienti. «Realizzare un desiderio è come chiudere un cerchio – conclude la dottoressa Lilli –, come lasciare una eredità emotiva: un modo per dare pienezza alla vita, fino in fondo».