martedì 9 aprile 2024
La partenza dell'iter per una legge sul suicidio assistito non è garanzia che si arrivi in fondo a un percorso lungo il quale gravano molti interrogativi. Sola certezza: i vincoli della Consulta
Un cortile di palazzo Madama, sede del Senato

Un cortile di palazzo Madama, sede del Senato - Ansa

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Dopo la “falsa partenza” di fine marzo – quando il governo non si presentò nella prima seduta fissata dalle commissioni riunite Giustizia e Salute per dare il via all’iter – è partito in Senato il 4 aprile l’esame delle proposte di legge sul suicidio assistito. Incardinati i previsti 5 disegni di legge presentati (4 delle opposizioni e uno di Forza Italia), i lavori delle commissioni Giustizia e Salute di Palazzo Madama proseguiranno con un ciclo di audizioni. Il percorso si annuncia però già problematico, in primo luogo per la difficoltà di ricavare un testo unificato dai ddl delle opposizioni (modellati per lo più sul testo Bazoli, approvato nella scorsa legislatura alla Camera ma non al Senato) e da quello targato Fi. Quest’ultimo ha infatti un’impostazione molto diversa dagli altri. L’obiettivo – sottolineano gli “azzurri” della commissione Salute, Daniela Ternullo e Francesco Silvestro – è di «mettere al centro la tutela della vita fino alla sua conclusione naturale». Il ddl interviene non solo sul suicidio assistito ma anche sul “testamento biologico” e la legge sulle Dat del 2017 prevedendo di non considerare nutrizione e idratazione come trattamenti sanitari e inoltre inserendo l’obiezione di coscienza per i medici.

Dall’altra parte c’è il Pd che invita a considerare il ddl Bazoli come «un buon punto di partenza». Ma «non è scontato un esito di convergenza», ragiona il relatore del provvedimento, Pierantonio Zanettin di Forza Italia. Per tutti c’è da tenere presente la sentenza della Corte costituzionale del 2019 che – ricordano i dem e Avs – ha sottolineato la necessità di una legge sul tema. Anche Italia Viva e il M5s chiedono di «attenersi alle indicazioni della Consulta».

I tempi, in ogni caso, sembrano destinati ad allungarsi, malgrado la proposta di passare alla commissione in sede redigente per un iter più veloce. «Su questo decide il Parlamento e nessun altro», sottolinea il capogruppo forzista al Senato Maurizio Gasparri.

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