Nei Paesi Bassi è ora possibile sopprimere legalmente un paziente affetto da demenza che abbia chiesto in precedenza l’eutanasia, anche se non è più in grado di esprimere il contrario. Un’autocondanna a morte non revocabile, eseguita per via medico-giuridica, statuita martedì 21 aprile dalla Corte suprema olandese. La Corte, esprimendosi in merito al caso di un medico prosciolto dopo avere effettuato l'eutanasia su una donna di 74 anni con Alzheimer che aveva richiesto la procedura prima che le sue condizioni peggiorassero, ha decretato che "un medico può onorare una richiesta scritta di eutanasia se il paziente non è più in grado di esprimere il proprio consenso a causa della demenza avanzata". I Paesi Bassi sono stati i primi al mondo a legalizzare l'eutanasia nel 2002 - richiedibile da tutti i cittadini a partire dai 12 anni (ma l’approvazione dei genitori è necessaria per chi ne ha meno di 16) - pur vincolandola a condizioni rigorose. Tra queste il fatto che i pazienti siano in una "sofferenza insopportabile e senza fine", che non vi siano prospettive di miglioramento e che almeno due medici concordino con la procedura. Con la sentenza del 21 aprile, se tali requisiti sono soddisfatti, vi è un’estensione ulteriore. I medici, infatti, "possono effettuare preventivamente una richiesta scritta di eutanasia nelle persone con demenza avanzata", basta che i pazienti abbiano fatto questa richiesta prima che la loro demenza fosse così avanzata da non poter "esprimere a lungo la loro volontà". Nel 2017 i casi di eutanasia/suicidio assistito nel Paese sono stati 6.585: il 4,4% del totale dei decessi.
La Corte suprema ha confermato la non punibilità dei medici che danno la morte a chi non è più in grado di confermare la sua volontà, con la possibilità ora anche di farne richiesta preventiva
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