![Non tutti gli orfani interessano a media e politica Non tutti gli orfani interessano a media e politica](https://www.avvenire.it/c/2016/PublishingImages/70ddb07a194e41e3a7ec08c894cb2ba7/adozione375SF01000000_50006895.jpg?width=1024)
Pubblichiamo l'editoriale del numero di Noi famiglia & vita in uscita allegato ad Avvenire il 28 febbraio 2016.
IL NUOVO NOI: COME TROVARLO
Da mesi il dibattito politico e mediatico nel nostro Paese è
bloccato perché una parte della
politica italiana, a sinistra (ma
non solo), e gran parte del mondo
dei media, ha deciso che non c’è
nulla di più importante se non
tutelare circa 500 minori che,
vivendo all’interno di una coppia
omosessuale, "potrebbero"
rimanere orfani di un genitore. E,
per scongiurare l’eventuale
pericolo, bisogna affrettarsi per
consentire l’adozione al
compagno del genitore biologico.
Si tratta, come abbiamo più volte
ribadito sui nostri media e come
hanno confermato esperti di
diverse sensibilità culturali, di
un’ipotesi tanto remota da
risultare quasi irreale. Sia perché,
per la maggior parte di quei
minori, l’altro genitore biologico
è comunque presente e
disponibile. Sia perché, per
determinare una situazione di
reale emergenza, sarebbe
necessario il verificarsi di una
serie di eventualità (morte di
entrambi i genitori, impossibilità
di far intervenire altri familiari, a
cominciare dai nonni) davvero
improbabili. Eppure si va avanti
imperterriti, a dimostrazione che
le ragioni che determinano tanta
sollecitudine sono di natura
ideologica e non rispondono a
una reale bisogno del Paese.
Perché, a ben guardare, gli
"orfani" di cui correre in soccorso
non mancherebbero. Come mai
per esempio nessun politico
ritiene urgente preoccuparsi dei
figli della separazione? Circa un
milione di minori vittime di di
una cultura giuridica che – al di
là della volontà del legislatore –
ha di fatto escluso dalle loro vite
uno dei due genitori. Nove volte
su dieci il padre. È trascorso un
decennio dall’entrata in vigore
della legge sull’affido condiviso
– era il 1 marzo 2006 – e,
tramontate tutte le speranze di
stabilire dall’alto il principio
della bigenitorialità, oggi gli
esperti sono concordi nel
riconoscere che si è trattato di un
mezzo fallimento. Gli addetti ai
lavori hanno più volte segnalato
che in una società in cui
l’impegno educativo risulta
sempre più complesso, la
decisione di impedire per via
legale a uno dei genitori di
contribuire alla crescita
equilibrata dei propri figli, e
molto spesso addirittura di
vederli – perché questo è quello
che accade – finisce per risultare
non solo un grave atto di
ingiustizia, ma si traduce in un
autentico autogol sociale, con
conseguenze che oltretutto
determinano nuove povertà e
disagi allargati. Senza
considerare che ogni anno ci
sono circa 180mila nuovi
separati. Non sarebbe stato più
urgente tentare di dare risposte
efficaci a tutta questa sofferenza?
Non c’è anche nei numeri una
gerarchia morale che dovrebbe
imporre alla politica priorità
diverse?