Un fermo immagine del video in cui Davide, legato all'istruttore, si lancia col paracadute - Da Facebook
Il 10 agosto aveva postato il video che riprendeva il suo lancio con il paracadute, legato a un istruttore. Immagini di pura gioia di un uomo pieno di vita, che da vent’anni era paralizzato per le conseguenze di un tuffo da sei metri in un tratto di mare con un fondale di uno e mezzo nel mare di Termoli, la città dove abitava, lanciandosi dopo una notte in discoteca da un trabucco, la tipica casa da pesca del litorale molisano. Ma Davide Macciocco, 40 anni, ha comunicato ieri attraverso la sua stessa pagina Facebook dove compare il video che era a Zurigo – la stessa città dov’era nato 40 anni fa – per farsi aiutare a suicidarsi. Una scelta tragica, che stride col suo profilo. E anche con le parole che ha scelto per spiegarla. Parole che interrogano con la loro sincerità e la profonda umanità che comunicano: «Io vado via in totale serenità e sognando. Non ricordatevi di me per questo gesto, ma per come mi avete conosciuto. Il dolore non è quello che dici, è quello che taci purtroppo. La vita è un diritto, non un obbligo. Ciò che conta è vivere con dignità, con decoro e senza paura. Il mio futuro non sarebbe vita, ma sopravvivenza fatta anche di solitudine e di dolori fisicamente intollerabili. La presi abbastanza bene all’inizio, poi mi resi conto che di punto in bianco ero paralizzato dal collo in giù, su una sedia a rotelle, senza muovere né braccia né gambe e neanche un dito. Io che ero iperattivo e veramente non stavo un secondo fermo. Con me ti potevi ritrovare a prendere un aperitivo a un bar di Termoli, dopo un’ora ritrovarti a Pescara o a Riccione a divertirsi. In questi anni non sono stato con le mani in mano. Dal 2018 sono diventato agente sportivo di due network, Fantasyteam e SportitaliaBet. Il mio corpo era bloccato, ma la mia mente correva. Con il passare degli anni, però, la vita è andata peggiorando moralmente e fisicamente senza cercare mai di far pesare questo ad altri. L'uomo è fatto per dominare la vita, non per esserne schiavo. Questa lettera è rivolta anche alle istituzioni italiane affinché non venga preso nessun provvedimento giudiziario nei confronti di chi mi ha semplicemente accompagnato, o meglio dato un passaggio. Se c'è qualcuno da giudicare, quelli sono i politici e il fatto che trovino difficile legiferare sulla morte volontaria assistita. Non piangete perché vi ho lasciati, sorridete poiché mi avete conosciuto e vissuto. Sto per affrontare il mio ultimo viaggio. Forse dopo la morte sarai ciò che eri prima della tua nascita! Forse solo assenza di esistenza o forse un'altra grande avventura. Per me tutto molto improbabile, ma possibile. Io vado via in totale serenità e sognando. Ciao, ciao». Il messaggio integrale su https://www.facebook.com/davide.macciocco