giovedì 22 febbraio 2024
È morto per l'aggravarsi della sua malattia il paziente veneto attorno al quale era nato un grande movimento di solidarietà, che aveva mobilitato anche la Chiesa e l'associazionismo cattolico
Gheller riceve dal patriarca di Venezia Moraglia un'icona mariana

Gheller riceve dal patriarca di Venezia Moraglia un'icona mariana

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È morto all'ospedale di Bassano, dopo alcuni giorni di ricovero per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, Stefano Gheller, il 50enne affetto da distrofia muscolare in fase avanzata, che aveva chiesto e ottenuto il 13 ottobre 2022 dall’Azienda sanitaria Pedemontana l'autorizzazione al suicidio assistito, chiarendo tuttavia più volte che non era sua intenzione fruire di questa possibilità ma intendeva ottenere la possibilità di poterlo fare se un giorno avesse voluto, quando il dolore si fosse fatto intollerabile. «Non ho alcuna paura della morte – aveva detto qualche tempo fa – ma della sofferenza che la precede».
Gheller soffriva di una grave forma di distrofia muscolare facio-scapolo-omerale che aveva ereditato dalla madre. L'uomo, residente a Cassola (Vicenza), era attaccato al ventilatore da 35 anni.

Del suo caso si erano occupati anche i radicali dell’Associazione Coscioni, cercando di fare di Gheller un testimonial della morte medicalmente assistita: un ruolo al quale però per sua indole e per la stessa natura della battaglia che conduceva, orientata al diritto di cura e a una vera libertà di scelta, il paziente veneto sembrava estraneo.

La sua vicenda aveva suscitato un’onda di solidarietà e di affetto, dal governatore della Regione Veneto Luca Zaia ad alcune realtà d’ispirazione cristiana come il network “Ditelo sui tetti” con Domenico Menorello e l’associazione L’Albero di Roberto Bettuolo, a una delegazione dei vescovi del Triveneto, che si erano recati a casa sua per dialogare sulla vita, le scelte durante la malattia, la morte, le terapie, il sostegno sanitario e umano indispensabile per malati nelle sue condizioni. «Abbiamo parlato con Stefano dell’importanza della testimonianza a favore della vita – aveva raccontato il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, dopo il colloquio – da parte di una persona che ha dimostrato e sta dimostrando tanto coraggio di vivere; è una testimonianza che diventa significativa soprattutto nel momento in cui la medicina sta crescendo nelle possibilità di intervento su molte patologie e si vengono talora a creare anche delle situazioni-limite». Moraglia, che era accompagnato dai vescovi di Vicenza Brugnotto con il vescovo emerito Pizziol e di Trieste Trevisi, aveva donato a Gheller un’icona mariana. Monsignor Pizziol era stato il primo a farsi accanto alla sofferenza di Gheller allacciando con lui un dialogo fraterno e intervenendo con una solidarietà fattiva.

«Siamo profondamente addolorati per la morte di Stefano Gheller – si legge in una nota del network associativo “Ditelo sui tetti”– che abbiamo avuto la possibilità di incontrare in una commovente occasione il 31 ottobre 2023. È stato un incontro di sincero dialogo su ragioni e convinzioni diverse, ma in cui ha nettamente prevalso la sua domanda di speranza e di vita, domanda alla quale non ha rinunciato sino alla fine. In questo ha offerto e offre a tutti una testimonianza mirabile del fatto che proprio questa domanda di speranza e di vita è il tratto che ci accomuna tutti e sempre. Anche per questo ci siamo trovati nello stesso giudizio di chiedere più cure palliative e più assistenza ai fragili. È una testimonianza – concludono Domenico Menorello, Roberto Bettuolo e Maurizio Gallo presenti a casa di Stefano lo scorso ottobre – che non lasceremo cadere, anche coltivando la sua memoria e invocando per lui, con tutto il cuore, una preghiera». A Gheller in quell’incontro era stata donata un’immagine di sant’Antonio.

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