Suor Vincenza Useli, 87 anni, una vita all'Ospedale Bambino gesù
Dietro gli occhiali dalla montatura metallica due occhi brillanti e acuti sopra un sorriso aperto. Ma non è solo l’aspetto a rendere suor Vincenza Useli, in forza al Bambino Gesù «da una vita», una figura familiare per i piccoli pazienti. Le sue mani hanno curato e accarezzato, hanno abbracciato le sofferenze e le gioie, «tante, molte più dei dolori», non risparmiando energie per famiglie e sanitari. Oggi a 87 anni svolge ancora un ruolo cruciale di volontaria. Dal 1964, arrivata a Roma da Dorgali, nella sua Sardegna, ha prestato servizio a lungo prima da allieva infermiera poi da caposala. Riconosce come nel tempo il Bambino Gesù sia cambiato: «È come una madre che vede suo figlio crescere: appare sempre qualcosa di bello e migliore. Siamo qui con tutto il cuore aiutando pazienti e famiglie a vivere». Della sua esperienza la religiosa, che appartiene alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, alle quali fu affidata la gestione dell’ospedale fin dal 1869, parla con la felicità di chi ha condiviso con gioia il bene donato. «Ho dedicato la mia vita perché ne valeva e ne vale la pena. Noi suore abbiamo dato il meglio anche nell’educazione al servizio delle persone, delle famiglie e per la loro evangelizzazione. Nei reparti la gente ci aspetta. I genitori hanno bisogno di una persona che dia loro speranza e conforto. Spesso hanno lasciato a casa altri figli e noi siamo a loro disposizione». Oggi suor Vincenza e le consorelle svolgono un supporto nei reparti e distribuiscono pasti o vestiti per i bisognosi e per chi viene dall’estero, come le famiglie palestinesi accolte in questi giorni. Davanti a suor Vincenza sono passati tanti Pontefici in visita, da Giovanni XXIII a Benedetto, fino al «carissimo». Francesco. «È stato di una umiltà unica – confida –. Ha trovato una mamma al telefono con sua madre, le ha chiesto di parlarci e ha benedetto entrambe».