martedì 9 gennaio 2024
Uno studio degli endocrinologi dell'Istituto Auxologico e Università di Milano chiarisce il meccanismo di una rara ma pericolosa patologia. Aperta la strada anche per una terapia
L'endocrinologo Luca Persani

L'endocrinologo Luca Persani - Ufficio stampa Istituto Auxologico

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Un intreccio tra le competenze di endocrinologi, cardiologi e chirurghi vascolari ha permesso di fare luce su una rara anomalia genetica, che causa un aumentato rischio di aneurismi dell’arteria aorta sin dall’età giovanile.

La ricerca è stata pubblicata su Nature Communications e ha visto la partecipazione degli endocrinologi dell’Irccs Auxologico di Milano: la ricercatrice Federica Marelli e il professor Luca Persani, docente di Endocrinologia all’Università di Milano e, dall’inizio del 2024, editor in chief dello European Thyroid Journal, la rivista ufficiale della European Thyroid Association

«Si tratta di pazienti che seguiamo per anomalie particolari nei livelli circolanti di ormoni tiroidei» chiarisce Persani, che è direttore dell’Unità operativa di Endocrinologia e Malattie del metabolismo dell’Auxologico San Luca di Milano.

«Abbiamo scoperto – continua Persani – che la anomalia genetica alla base della loro malattia rara, comporta a livello sistemico l’accumulo di prodotti ossidati che determinano un invecchiamento precoce di alcuni tessuti con danni nella tunica muscolare della parete dell’aorta toracica. Di qui il maggior rischio di avere aneurismi, cioè dilatazioni dell’aorta stessa, che è una condizione tipica di pazienti anziani con una lunga storia di ipertensione, ma che risulta invece anticipata in questa malattia già dalla seconda decade di vita con necessità di intervento chirurgico per l’inserimento di uno stent e la rimozione dell’aneurisma».

«Noi ci occupiamo di malattie rare della tiroide – chiarisce Persani – e questi pazienti hanno alterazioni del metabolismo degli ormoni tiroidei. Questa è una delle manifestazioni del difetto genetico a carico del gene SecisBP2, che serve a inserire un aminoacido modificato con selenio (la selenocisteina) in alcune proteine (le selenoproteine), enzimi che ci proteggono dallo stress ossidativo».

La mancanza di queste proteine espone a una serie di danni: «Sono pazienti – continua Persani – che, oltre alle alterazioni degli ormoni tiroidei, soffrono di un accumulo di grasso, aumentata resistenza insulinica, ipoacusia, una forte fotosensibilità, rischiano facilmente l’eritema solare e le ustioni, oppure problemi di fertilità maschile. Tutti questi difetti sono secondari principalmente all’accumulo di prodotti ossidanti che danneggiano diversi tessuti, tra cui la parete dell’aorta comportando il rischio di aneurisma».

Dei quattro pazienti esaminati nello studio pubblicato su Nature Communications, due avevano già subito interventi chirurgici per l’aneurisma nella seconda o terza decade di vita: la scoperta dell’anomalia genetica «ci ha permesso di condurre uno screening per questo specifico gene alterato tra i nostri pazienti e di scoprirne altri due più giovani con dilatazione aortica».

Endocrinologi e cardiologi di Cambridge (Regno Unito), specifica Persani, «hanno individuato l’accumulo di sostanze ossidate nei frammenti di aorta malata ottenuta dai pazienti operati». Di qui le analisi sullo stesso tipo di anomalia genetica in modelli di topo (a Cambridge) e di pesce zebra (a Milano) che hanno confermato la presenza degli stessi meccanismi ossidativi che producono i danni all’aorta.

Gli endocrinologi dell’Auxologico hanno però fatto un passo avanti, sperimentando una possibile terapia grazie alla somministrazione di sostanze anti-ossidanti come l’alfa-tocoferolo (vitamina E) o il coenzima q10, che ha dato i primi risultati positivi nel modello di pesce zebra. «Si aprono così prospettive di cura anche per i pazienti – conclude Persani – che potrebbero essere molti di più di quelli noti. La malattia genetica infatti non ha manifestazioni cliniche particolari alla nascita, né esiste a tutt’oggi un marcatore specifico adatto per la diagnosi».

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