Ana Obregon in una foto del 2015 - Reuters
Mamma? Nonna? entrambe? O, infine, nessuna delle due? Un dilemma che riguarda Ana Obregòn, l'attrice spagnola di cui si è molto parlato la settimana scorsa perché diventata madre per contratto, a 68 anni, di una bambina nata a Miami da utero in affitto. La notizia - squadernata in esclusiva sulla copertina della rivista ¡Hola!, con foto all'uscita della clinica con neonata in braccio - aveva suscitato un ampio dibattito pubblico in Spagna dove la gestazione per altri (Gpa) è vietata dal 2006.
Oggi una nuova rivelazione: l'attrice ha spiegato che la piccola Ana Sandra Lequio Obregòn, nata il 20 marzo, è sua nipote biologica, in quanto concepita con il seme del figlio Aless Lequio, scomparso nel 2020 per un tumore. "Legalmente è mia figlia, e così viene indicato sul suo passaporto. La registrerò presso il Consolato spagnolo e così potrò portarla a casa", ha detto in un'altra intervista rilasciata ancora alla rivista ¡Hola!. Si dice che quella di concepire un figlio era stata l'ultima volontà di Aless. "Quando gli hanno diagnosticato il cancro, i medici avevano raccomandato ad Aless di conservare campioni di sperma per assicurarsi di poter aver figli. Questi campioni sono stati conservati a New York. Un giorno in cui Aless stava già molto male, ci ha detto che se gli fosse successo qualcosa voleva che sapessimo che lui voleva lasciare degli eredi in questa vita".
E poi: "Ho preso la decisione di iniziare il processo di maternità surrogata, che come è noto implica la partecipazione di una donatrice di ovulo e di una gestante, il giorno stesso in cui lui è volato in cielo", ha detto. Obregón ha poi assicurato che tutto il procedimento seguito per arrivare alla nascita della bambina è "legale" e che, anche se sarà principalmente lei a prendersene cura, non pensa di nasconderle in futuro l'identità di suo padre biologico. "Le dirò: 'Tuo papà è in cielo e che tu arrivassi era ciò che più desiderava al mondo, e tua mamma è una donatrice, e basta. Che problema c'è?", ha detto.
Un racconto commovente, e umanamente comprensibile, che inevitabilmente finirà sugli scaffali delle librerie sotto forma di best seller. Ma che manca di alcuni elementi: prima di tutto la madre che ha portato in grembo la bambina, scomparsa dall'orizzonte subito dopo aver partorito il bambino-merce. E poi un altro elemento: i desideri degli adulti vengono sempre prima di quelli del bambino, concepito e programmato per crescere già orfano di padre e con una mamma-nonna.