Un momento della cerimonia ufficiale per l'8 marzo al Quirinale - Ansa
Donne in cerca di guai, così parrebbe a prima vista. Donne che se la sono un po’ cercata, e quindi... Donne che non hanno visto, non hanno capito, non hanno avuto l’intelligenza di accorgersi di una situazione sbagliata, e quindi... Donne che avrebbero dovuto pensarci prima, e quindi... Donne sfortunate, poverette, ci dispiace, siamo addolorati ma che possiamo fare? Ora è un problema loro. E loro devono risolverlo...
Siamo abituati a pensare (o a sentir pensare) così, per evitare scocciature. Suvvia siamo così presi da mille cose... Questi sono fatti che non ci riguardano. Non è colpa nostra. Noi che c’entriamo?
Ma se quello sguardo si facesse più profondo, silenzioso, non giudicante, se quello sguardo si ponesse in ascolto, ci si accorgerebbe che quei problemi, quelle difficoltà, quelle situazioni sono anche nostre, e ci renderemmo conto che ci riguardano molto più di quanto immaginiamo.
Donne libere di scegliere la vita.
È davvero così? Davvero pensiamo che una donna che è stata lasciata dal compagno, che è stata cacciata di casa, che è senza un lavoro sia davvero libera di scegliere la vita che porta in grembo, anziché cedere alla pressione di tutto il mondo intorno che le dice di lasciar perdere? Davvero pensiamo che una donna a cui è stata diagnosticata in gravidanza una malformazione al proprio figlio, e che al contempo le sia stata presentata l’opzione di interrompere la gravidanza, che dopo averlo detto magari ad amici questi si sono prodigati a prospettare scenari impossibili per chiunque, o addirittura inculcando una sorta di senso di colpa nella madre che volesse un futuro incerto per il proprio figlio... Davvero qualcuono può pensare che questa donna si senta libera di scegliere la vita?
Davvero pensiamo che una donna che mirava a una carriera e si ritrova incinta, mentre le fanno capire che quella carriera se l’è “giocata”, sia davvero libera di scegliere la vita?
Davvero pensiamo che una giovane ragazza ancora alle prese con gli studi, con i genitori che le stanno amorevolmente accanto, suggerendo la soluzione più “ragionevole”, per non privare la propria figlia di un brillante futuro, carriera e uomo perfetto al suo fianco, sia davvero libera di scegliere la vita?
Davvero pensiamo che una coppia con tre figli, in attesa del quarto, con un lavoro precario, che fa fatica ad arrivare a fine mese, alla quale tutti dicono che sono già stati fin troppo coraggiosi ad avere tre figli e che ora devono dedicarsi bene a loro, senza il quarto in arrivo, davvero pensiamo che questa coppia sia libera di scegliere la vita?
Queste sono solamente alcune tra le centinaia delle storie che abbiamo raccolto in questi mesi al Centro aiuto alla vita. Ciascuna delle donne di cui abbiamo parlato ha un volto, un nome, ciascun papà ha un volto, un nome. Sono storie vere. Sì, sembra impossibile, nel 2024.
Donne lasciate sole. Coppie lasciate sole. Famiglie lasciate sole.
Al Centro di aiuto alla Vita Mangiagalli di Milano – come in tutti gli altri Cav d’Italia – queste donne riscoprono la libertà di scegliere la vita. Senza condizionamenti. Senza giudizi. Senza sensi di colpa. Ciascuna ha una sua storia, un suo percorso, una sua solitudine. Una sua liberazione.
Le avevano fatto credere che da sola non ce l’avrebbe fatta, e invece ora ha una casa, un lavoro e un bimbo da amare.
Le avevano detto che il figlio che aspettava non ce l’avrebbe fatta e invece ha appena festeggiato un anno e sta bene.
Le avevano detto che la sua carriera sarebbe finita e invece ha preso l’abilitazione da avvocato e ora lavora regolarmente in azienda.
Quelli che erano “problemi” per gli altri oggi hanno un nome, un volto. Quei “problemi” in quarant’anni di attività si sono trasformati in 25.563 straordinari bimbi che sono nati grazie alla libertà delle loro coraggiose madri di scegliere la vita.
E noi che possiamo fare?
La maternità, la genitorialità ci riguarda tutti. Ogni madre porta in grembo la speranza. Porta in grembo il futuro.