martedì 10 dicembre 2024
Dal 1994, nel Centro odontoiatrico vincenziano della capitale, con i fondi 8xmille, vengono offerte cure odontoiatriche alle persone svantaggiate. A fondarlo Chiara Ugolini, oggi 95enne
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«Camminavo per strada e sul marciapiede ho visto due senzatetto che, con un sasso, stavano facendo a pezzi un panino imbottito. Intero non riuscivano a mangiarlo perché non avevano i denti. Decisi di fare qualcosa».

Era il 1994 e cominciava così la storia del Centro odontoiatrico vincenziano, una struttura che a Roma offre cure dentistiche gratuite a persone in povertà e dietro alla quale c’è l’intuizione di Laura Ugolini, quella passante che rimase turbata davanti alla miseria e si lasciò interrogare.

Oggi Ugolini ha appena compiuto 95 anni e la “sua” opera, supportata anche da fondi 8xmille, ne fa trenta esatti durante i quali l’ambulatorio ha ridato, letteralmente, il sorriso a migliaia di persone indigenti.

Dopo un decennio nella minuscola sede in Trastevere, donata dal parroco della zona, il Centro – gestito dall’Associazione Solidarietà Vincenziana-Aic Italia e intitolato a padre Giuseppe Menichelli – si è traferito in via Orsini nel quartiere Prati, in locali messi a disposizione dalle suore della Congregazione di Santa Marta e rimessi a nuovo e resi agibili per l’attività sanitaria dalla famiglia Ugolini appositamente per ospitarvi il Centro.

È un servizio unico a Roma e nel Lazio, anche se a vederlo da lontano funziona come un vero e proprio studio medico. Aperto dal lunedì al venerdì, ha una sala di attesa, una per l’ascolto, una zona per i computer e un deposito destinato ai materiali ed è attrezzato con un ambulatorio con due poltrone. Ci lavorano 40 volontari tra cui 15 signore che si occupano dell’accoglienza e della segreteria e 18 dentisti professionisti che offrono la disponibilità di una mattinata per due volte al mese.

Per accedervi basta telefonare, prendere un appuntamento e poi presentarsi con tutta la documentazione medica pregressa e le certificazioni fiscali tra cui l’indispensabile attestazione di Isee inferiore a 6mila euro annui. Serve anche un po’ di pazienza perché – dice Ugolini – «abbiamo tantissime richieste e quindi l’appuntamento non è immediato ma a poco a poco rispondiamo a tutti». Ogni anno, d’altronde, arrivano quasi 1.500 persone e negli ultimi tempi la povertà è aumentata ed è, come sempre, traversale: ci sono italiani, stranieri, senzatetto, anziani soli e famiglie con bambini. A tutti i pazienti per prima cosa viene consegnato materiale necessario per l’igiene orale – a cominciare dallo spazzolino da denti, fino al filo interdentale e al dentifricio – e, in caso di bisogno, si aggiungono al kit farmaci specifici per la cura delle patologie odontoiatriche. Agli anziani viene presa l’impronta per la dentiera e ai bambini (attualmente sono 200 quelli in carico al Centro) apparecchi studiati da ortodontisti specializzati. Il tutto, ancora una volta, gratis.

«Anche se contiamo soprattutto sul volontariato, le spese – ammette però Ugolini – sono tantissime. Ci sono il materiale, le pulizie... Da un lato ci danno una mano le donazioni volontarie, che arrivano quasi come dalla Provvidenza; dall’altro sono indispensabili i fondi del 5 e dell’8xmille». Anche se l’elenco di prestazioni dentistiche del Centro vincenziano è lungo e completo, però, il polo odontoiatrico non vuole passare per un semplice, seppur efficiente, ambulatorio.

«Non è solo una questione di salute – precisa infatti la signora Ugolini –. Presentarsi senza denti è umiliante, toglie dignità e opportunità quando si parla con gli altri o si cerca un lavoro. Noi invece, attraverso il lavoro dentistico, cerchiamo di ridare a tutti la dignità. Ma attenzione: non siamo una Asl. Con le persone instauriamo un rapporto umano, che passa dal dialogo, dall’ascolto e dall’amicizia con gli ultimi. Vogliamo far sentire ciascuno non come un paziente, ma come una persona a cui vogliamo bene. E mi creda: a curare il mal di denti si fa abbastanza in fretta, la vera sfida è sanare le ferite dell’anima che molte persone si portano dietro».

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