i giovani della diocesi di Avezzano a Roma Tor Vergata, alla Gmg del 2000 - .
C’ero anche io 25 anni fa nella spianata di Tor Vergata: la prima di tante Gmg che hanno scandito e illuminato la mia vita. Avevo 18 anni e mi sembrava di esserci capitata per caso in mezzo a tutto quel coloratissimo “chiasso”, ma poi la notte della veglia, in quel silenzio assordante, intuii che stava succedendo qualcosa di grande.
Arrivai a Roma, da Avezzano dove vivevo e vivo, con il mio gruppo scout che si era organizzato insieme ai giovani della diocesi. Ricordo il mio stupore alla vista dei tantissimi ragazzi di ogni nazione del mondo. Era una festa meravigliosa, si respirava una gioia incontenibile. Ricordo l’allegria contagiosa nonostante il gran caldo durante il cammino che ci ha portato fino a Tor Vergata, gli zaini che pesavano, il sudore e le gambe stanche, l’acqua che i Vigili del fuoco ci gettavano addosso con gli idranti per rinfrescarci, le scatole di cartone per il pranzo, sparse ovunque una volta utilizzate, che ci hanno sfamato per due giorni, la marea di giovani a perdita d’occhio, i cori da stadio con batti mano che continuamente invocavano “Giovanni Paolo”, Giovanni Paolo”.
Il nostro gruppo era nel settore in fondo, lontanissimo dal palco. Quando la sera iniziò la veglia nel mio cuore sentii il desiderio di correre avanti, a vedere cosa ci fosse. Mi incamminai da sola e, sgattaiolando tra le persone, arrivai vicino al palco. Mi misi in ginocchio, nelle mani tenevo stretto il Vangelo e la lampada (contenuti nel kit del pellegrino) e in quel momento, forse per la prima volta, pregai davvero. Le parole di Giovanni Paolo II mi infiammarono il cuore di coraggio ed entusiasmo e furono una bussola per la mia vita. Il silenzio avvolgeva quella preghiera, due milioni di cuori battevano all’unisono, le lacrime bagnarono le mie guance arrossate dal caldo della giornata. Lacrime di gratitudine a Dio, che ancora oggi porto dentro. Il Signore, con la sua immensa fantasia, stava disegnando la mia strada e quella di centinaia di migliaia di giovani e me ne faceva assaporare gli orizzonti impensati.
Dopo tornai dai ragazzi del mio gruppo e passammo la notte tra le danze, i canti, l’amicizia e la distesa immensa di sacchi a pelo. Le luci dell’alba furono davvero, per dirla con le parole del Papa, le luci del nuovo millennio per la nostra generazione. E pensare che in mezzo a quei due milioni di giovani c’era anche Michele, il ragazzo che poi sarebbe diventato mio marito, ma lo avrei conosciuto solo qualche anno dopo, alla Gmg di Colonia, fidanzandomi con lui a quella di Sydney per poi decidere di sposarci alla Gmg di Madrid. A quella di Rio improvvisamente non potemmo andare perché ero incinta di Maria Rachele, e poi a seguire nacque anche Gioele.
Enorme la consegna ricevuta quella notte quando nel mio diario scrissi: «Voglio essere protagonista del mio futuro e pellegrina nel mondo annunciando e gridando a tutti il Vangelo». Quanta profondità in quelle parole così autentiche e genuine. È stata quella sete di felicità a fare da timone alla mia vita: da quell’agosto del 2000 è nato infatti il mio impegno nella pastorale giovanile, nel servizio educativo, e la passione per la Chiesa. La gioia di aver ricevuto gratuitamente un tesoro prezioso e l’entusiasmo di volerlo restituire agli altri. Per questo dopo 25 anni tornerò a Tor Vergata per il Giubileo dei giovani con mio marito e, tra i giovani che accompagneremo con la pastorale giovanile, porterò anche i miei due figli.