Monsignor Antonazzo con i giovani - undefined
Da Cicerone, che al tema ha dedicato il trattato De amicitia, a san Benedetto e Tommaso d’Aquino, fino al musicista Severino Gazzelloni: per rivolgersi ai giovani e parlar loro dell’amicizia, con una lettera dal titolo “Chi trova un amico…”, ha scelto le testimonianze di questi quattro uomini il vescovo di Sora-Cassino- Aquino-Pontecorvo, Gerardo Antonazzo.
E non solo perché per l’appunto si sono occupati a vario titolo dell’amicizia, ma anche perché sono espressione di quella terra ciociara che oramai da 11 anni accoglie questo presule pugliese di origine: «Sono persone che, per quanto lontane nel tempo, hanno respirato i profumi delle nostre campagne, hanno goduto della bellezza delle montagne, hanno conosciuto le strade di paesi e contrade, hanno stretto legami di amicizia, hanno sperimentato l’amarezza dei tradimenti».
Nei testimoni scelti da Antonazzo, la sorpresa, sempre riferita al tema dell’amicizia rispetto al quale se ne è detto sempre poco, risiede in Tommaso d’Aquino, di cui la diocesi sta celebrando in questi mesi il 700° della canonizzazione e il 750° della morte. «San Tommaso – ricorda Antonazzo - scrive che l’amicizia consiste essenzialmente in un amore con cui rapportarsi ad altri come a se stessi: “L’amore col quale uno ama se stesso è forma e radice dell’amicizia: abbiamo infatti amicizia per gli altri in quanto ci comportiamo con loro come verso noi stessi”.
L’amicizia è inclinazione affettiva reciproca, che nasce da una perfetta conformità di sentire e dalla conseguente disponibilità reciproca di svelare anche gli aspetti più nascosti della propria personalità. Ci sono compagni che conducono alla rovina, ma anche amici più affezionati di un fratello. L’amico è colui che non abbandona la persona amata neppure nel disastro più completo. Secondo san Tommaso d’Aquino l’amicizia si basa essenzialmente sulla comunione e sulla condivisione».
Particolare anche la scelta di Severino Gazzelloni, flautista di fama internazionale, sempre fiero delle sue origini (nacque a Roccasecca, a poche centinaia di metri dalla casa natale di Tommaso d’Aquino) e che Dio lo aveva trovato in un rapporto intimo di amicizia con alcuni santi e cercando di esprimere la gioia di un incontro proprio attraverso la musica, come ebbe a confidare al giornalista Renzo Allegri, in un dialogo riportato dalla lettera di Antonazzo: «Io credo in Dio, prego Dio... Ho un protettore potente: Padre Pio. Prego anche i santi. Prima di tutto, san Tommaso d’Aquino e poi papa Giovanni. Lo conobbi, suonai per lui Bach. Il Papa ascoltò rapito... Il mio modo di far musica, di vivere, il mio buonumore, il desiderio di rendermi utile, di aiutare gli altri, soprattutto i giovani, tutto nasce proprio da queste convinzioni che ho sempre tenute nel mio animo».
Antonazzo ricorda anche il dettato di san Benedetto per il quale «la bellezza della vera amicizia si può sperimentare innanzitutto nella capacità di imparare a stare con se stessi», prima di chiudere e di invitare i giovani a scommettere «su relazioni di lealtà e trasparenza, di stima e disponibilità, di ascolto e condivisione».