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«Se avessi seguito le aspettative dei miei genitori, oggi forse sarei un prete». Inizia con una battuta, il racconto sui sacerdoti significativi nella sua vita, Lino Banfi, attore comico pugliese, noto ormai da diversi anni come il “nonno d’Italia”, complice anche una fortunata serie televisiva («Un medico in famiglia») in cui ha interpretato il personaggio di nonno Libero.
«In famiglia ero l’unico dei figli a cui piaceva studiare e allora le possibilità di andare a scuola, parliamo di oltre 80 anni fa, non erano molte. Entrare in Seminario era una delle modalità per poter studiare. E nell’immaginario di quell’epoca avere un figlio sacerdote era un elemento di grande onore per la famiglia. L’alternativa era studiare legge per diventare avvocato e poi magari intraprendere la professione di notaio».
Ecco che allora per Pasqualino Zagaria (vero nome dell’attore pugliese) all’età di 8/9 anni si aprirono le porte del Seminario di Andria. «Devo dire che non mi sono spostato molto da casa visto che sono nato in quella città e ci vivevo con i miei genitori» racconta ancora Banfi. «Mi piaceva studiare e nei cinque anni nei quali sono stato in Seminario ho potuto apprendere elementi di filosofia e teologia. Le basi che ci sarebbero poi servite proseguendo gli studi verso il sacerdozio». Ma che quella non fosse la strada del giovane Pasqualino se ne accorse un suo amico di qualche anno più grande, don Francesco Fuzio. «Era più grande di me – continua Banfi – e avevamo instaurato un bel rapporto di amicizia. Fu proprio lui a dirmi che la mia vera vocazione era un’altra: quella di far ridere la gente». Del resto, prosegue l’attore pugliese, «ai tempi del Seminario era tradizione mettere in scena delle rappresentazioni nei tempi forti, a Natale e nella Settimana Santa. E anche io partecipavo interpretando di volta in volta personaggi diversi. Nonostante seguissi le battute del copione e mi impegnassi con serietà, vedevo che il pubblico rideva. Anche quando ho interpretato la figura di Giuda».
E fu proprio don Fuzio, diventato nel frattempo prefetto in Seminario, a parlare apertamente con Lino Banfi. «“Non è quella del sacerdozio la tua vocazione, ma di far ridere la gente”, mi disse, aggiungendo “E poi non hai proprio la faccia da prete”. E aveva visto giusto. Nel tempo sono rimasto in contatto con lui, che nel frattempo faceva carriera, fino a diventare rettore del Seminario, poi parroco a Canosa e infine monsignore e parroco della Cattedrale di Andria».
Un incontro importante, un sacerdote capace di «dare una svolta significativa alla mia vita. Ho davvero avuto la fortuna di incontrare non solo don Fuzio, ma anche altri sacerdoti che hanno saputo davvero consigliarmi al meglio».
Un rapporto proseguito nel tempo e che ha visto il sacerdote seguire la carriera artistica dell’ex seminarista. «Quando ho iniziato a fare televisione e teatro e diventare un po’ famoso, in uno dei nostri incontri mi disse “visto che avevo ragione sulla tua vera vocazione?”. Posso dire che è stato per me una guida spirituale».
In famiglia la fede è sempre stata presente. «I miei due figli sono stati battezzati e hanno seguito il catechismo e ricevuto Comunione e Cresima. Ma se ne è occupata maggiormente mia moglie Lucia (morta pochi mesi fa, ndr). Ero sempre presente alle cerimonie, ma confesso che oggi evito di entrare in chiesa quando c’è gente, perché mi riconoscono e la mia presenza rischia di essere un elemento di disturbo. E non voglio creare distrazioni in momenti così importanti». E allora, dice sorridendo Lino Banfi, «rispetto al mio rapporto con Dio “faccio i compiti a casa”, cercando momenti di riflessione e di preghiera». Anche su questo punto «l’incontro con i sacerdoti nel corso della mia vita è stato importante per riuscire a vivere la mia fede».
Nasce così anche il rapporto con don Sergio Mercanzin, che ha celebrato i funerali della signora Lucia, e «ha concelebrato anche un nipote di mia moglie che è sacerdote».
«A 87 anni compiuti – conclude Banfi – posso dire che i sacerdoti che ho incontrato hanno davvero fatto la differenza per me. Mi hanno aiutato a capirmi e a capire tante cose. Figure che non dobbiamo perdere nella nostra società».
"I miei incontri con papa Francesco: per farlo ridere faccio il giullare"
«L’ultima volta che ci siamo incontrati, un paio di mesi fa, gli ho chiesto di fare una fotografia nella quale lo tengo a braccetto. E gli ho detto: con questa foto voglio far arrabbiare i miei colleghi attori che non hanno mai fatto una fotografia tenendo sotto braccio il Papa». Lino Banfi racconta con grande naturalezza questo straordinario rapporto personale che si è instaurato tra lui e papa Francesco. Ne parla davvero come se raccontasse di un vecchio amico. E anche il Papa non ha mai mancato di dimostrare l’affetto verso il “nonno d’Italia” standogli vicino anche nel momento più buio della sua vita: la morte dell’adorata moglie Lucia il 22 febbraio scorso».
In occasione dei funerali della signora Lucia, il Pontefice ha voluto essere presente inviando una affettuosa lettera all’attore, che con la moglie era stato in udienza da Francesco nel marzo 2022 in occasione del loro 60° anniversario di matrimonio. «Fu un incontro tenero e affettuoso – ricorda Banfi – nel quale ci furono diversi momenti divertenti». Anche per questo il Papa nel passaggio doloroso dell’addio a Lucia, scrisse a Banfi: «Raccogli l’eredità di fede e di bontà di tua moglie Lucia continuando a testimoniare la bellezza del vincolo di amore che vi ha tenuti uniti, la bellezza incomparabile della famiglia. Ti esprimo il mio affetto e invocando la protezione della Santa Vergine di cuore benedico te e quanti piangono la scomparsa di Lucia».
Finora «ho incontrato il Papa sette/otto volte. Telefono ai suoi segretari chiedendo di vederlo per parlargli di qualche iniziativa e qualche tempo dopo ricevo la telefonata di invito», spiega Banfi. «Parliamo di tutto, anche dei grandi disastri che lo preoccupano, ma in realtà cerco in questi incontri di farlo ridere. È proprio il mio obiettivo: essere il giullare che lo diverte e per qualche momento gli fa dimenticare i problemi».
«Una volta parlando della preghiera gli dissi che io utilizzo il metodo “onlaino”, giocando sul termine “online” e inserendovi il mio nome». In questi incontri i due coetanei - entrambi quest’anno raggiungono gli 87 anni - parlano davvero di tutto, incluse anche questioni personali o dubbi che Banfi sente di voler sottoporre al Pontefice. «Certo si può dire che sono passato dal parlare con un amico prete direttamente con il Papa. Oggettivamente un grande salto», riconosce l’attore pugliese sorridendo e non volendo perdere il gusto della battuta. Ma quel rapporto che lo lega all’inquilino di Casa Santa Marta è improntato davvero al rispetto e all’affetto profondo per Francesco. Una amicizia tra “nonni”, perché lo stesso Banfi ha voluto definire papa Francesco «il nonno del mondo, l’abuelo del mundo».