Già dalla prima edizione, l'anno scorso, Luca e Paolo avevano alzato, rispetto a Paolo Ruffini, il livello di Colorado (il giovedì sera su Italia 1), ma avevano abbassato il loro. Questa volta sembrano rinunciare ulteriormente a prendere per mano il programma per toglierlo dalle secche di una comicità standardizzata sul basso profilo. Sono ancora troppi i monologhi basati sulle volgarità, senza distinzione tra vecchi e nuovi comici. Andrea Pucci, ad esempio, viene considerato una “colonna portante”, ma la sua comicità è sempre molto discutibile, oltre che poco efficace. Lo stesso dicasi per i giovani Panpers o i Pantellas. Come pure per il surreale Alberto Farina, che propone un monologo con un titolo sul quale è meglio sorvolare e che fa rimpiangere la passata edizione quando faceva il fumatore di marijuana perché vegetariano. Fa ridere Enzo Paci nei panni di Mattia Passadore, ma anche lui potrebbe risparmiarsi qualche battuta di troppo. Dalla volgarità non si salvano nemmeno gli interventi del “Colorado breaking news”. Non è volgare, ma ha poco senso il duo Pino e gli anticorpi con le freddure domanda-risposta. Uno dei migliori risulta Toni Bonji con il suo conduttore televisivo alternativo e i suoi giochi di parole. Bravo a ironizzare su tanti luoghi comuni. Non male, anche in questa edizione, il maggiordomo Bartolo di Paolo Casarighi. Lui almeno coinvolge totalmente Luca e Paolo. Qualcosa di nuovo è arrivato con il giovane David D'Urso, che in modo un po' più impegnato affronta il tema del bullismo. Tormentone di quest'anno è il collegamento con Gianluca Impastato, che invano tenta di entrare nella casa del Grande fratello vip. Ospite fisso anche Cristina D'Avena, che reinterpreta le hit del momento e del passato in “Cristinadavenese”. Ma i comici e i personaggi sono molti di più anche perché Colorado, come la gran parte ormai dei programmi di prima serata, viaggia sulle tre ore, che sono troppe anche per uno show comico. Alla fine resta un'occasione mancata. L'impressione è che Colorado non riesca a fare un salto di qualità nonostante il cambio generazionale che questa volta c'è stato davvero; che non riesca a diventare un programma comico intelligente con battute meno scontate e soprattutto meno volgari. Ma è davvero necessario per far ridere intercalare a parolacce?
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