«Quanto ho pianto di profonda commozione al sentire risuonare nella Tua chiesa il sereno modulare dei Tuoi inni e cantici! Quegli accenti fluivano nelle mie orecchie e distillavano la verità nel mio animo, infuocandolo di devozione, mentre le mie lacrime scorrevano. E io ne avvertivo un gran benessere"». Nelle toccanti parole di sant'Agostino " affidate alle Confessioni (Libro IX, 6) e risalenti ai giorni seguenti al suo battesimo ad opera di sant'Ambrogio " vibra la testimonianza dei prodigiosi effetti derivati dalla pratica del canto comunitario; dalla forza d'impatto e dal fascino di una forma di preghiera assoluta in cui, senza mediazione alcuna, la Parola diventa puro suono e che nel canto gregoriano trova una delle sue massime espressioni.
Da oltre vent'anni Fulvio Rampi, già docente di pre-polifonia al Conservatorio di Torino e maestro di cappella presso la Cattedrale di Cremona, si dedica in modo esclusivo allo studio e alla diffusione di questo antico e straordinario repertorio basandosi sulle fonti manoscritte risalenti ai secoli X e XI; a capo dei "suoi" Cantori Gregoriani " sei ottimi coristi con dignità di solista " ha recentemente inciso il disco Mihi vivere Christus est, una raccolta di responsori, introiti, antifone e inni gregoriani dedicati alla figura di san Paolo e principalmente incentrati su alcuni passi salienti delle sue Lettere (cd pubblicato e distribuito dalle Edizioni Paoline).
Un percorso che, all'insegna dell'esemplificativo sottotitolo «Paolo e il mistero di Cristo nel canto gregoriano», scandisce alcune tappe fondamentali dell'avvenimento cristiano e lascia emergere con chiarezza i temi centrali della vita e della predicazione dell'Apostolo delle genti; un mistico connubio tra melodie e parole che spalanca nuovi e sempre più ampi orizzonti di conversione, attraverso una musica liturgica che esprime prima di tutto una reale e radicale testimonianza di fede. Perché, come ci invitano a riflettere le note di copertina del disco redatte dalla stesso Rampi, «il canto gregoriano si fa voce del messaggio di Paolo: la conoscenza, anzi la "sovra-conoscenza" di Cristo, intesa non come puro esercizio intellettuale o filosofico, ma, al contrario, come sinonimo di "caritas", ossia di amore».
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