«Fondare biblioteche è come costruire granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi mio malgrado vedo venire». È forse questa frase di Marguerite Yourcenar, incontrata non ricordo dove, che un paio di notti fa deve essere riemersa in un insolito sogno che mi ha svegliato con un senso di felicità. Quelle parole, «fondare biblioteche», «granai pubblici» per affrontare l’«inverno dello spirito» che da «molti indizi» minaccia le civiltà umane: devono aver generato un sogno in cui mi sono riconosciuto. Che cosa ho fatto se non accumulare libri come si ammassano “riserve” per non morire di inedia spirituale in un futuro inverno mio e non più mio? Siamo ossessionati dal cibo, dai buoni e sani cibi, dalla buona e nutriente cucina, dalle diete salutari, dal nutrimento che ci farà bene e ci renderà più sani e più felici. Ma non siamo quasi più capaci di immaginare quali nutrimenti, di vedere di quale altro pane abbiamo bisogno per proteggerci dalla chiusura e dal caos della mente. Si parla spesso della lettura, del leggere libri e dei libri più venduti. Ma anche per questo tipo di nutrimento si deve fare attenzione a scegliere. Una dietologia culturale e mentale oggi non c’è, o la dimentichiamo. L’inverno dello spirito sta devastando il mondo e non ci si deve distrarre da tutti i danni che già comporta e comporterà. Nella scuola, per esempio, nei bambini e nei ragazzi, ma anche nella vita quotidiana degli adulti, in cui sta scomparendo lo spazio per una lettura che sia buon cibo per lo spirito. La stessa parola “spirito” sembra uscita dall’uso comune, e anche nel mondo della cultura non compare quasi più. Non si tratta di essere “spiritualisti” e di disprezzare il corpo. La cosa che ci manca è proprio fisicizzare l’interiorità e renderla tangibile. Granai per lo spirito: ho sognato proprio uno di questi granai, una di quelle librerie d’occasione stipatissime e labirintiche come se ne trovavano soprattutto a Firenze e a Torino, piene di vecchi libri da non dimenticare, da scoprire e ritrovare. E c’era lì, nel sogno, una ragazza un po’ fiabesca con un misterioso copricapo che mi avrebbe guidato: simbolo, credo, della sapienza e saggezza che sempre più ci manca.
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