Caro Avvenire, Elena Cecchettin, esponente del gruppo femminista “Non una di meno” e sorella della sfortunata Giulia trucidata da un non-uomo, ha criticato Matteo Bussola, paroliere del gruppo di “Mare fuori”, che a Sanremo ha portato un brano sulle relazioni sentimentali sane, poetico fatto passare per maschilista. Non sono d’accordo. Nella vita è come in medicina, con una diagnosi errata, si sbaglia la terapia. La violenza sulle donne non è caratteristica maschile, bensì dipende proprio dalla crisi della virilità.
Pasquale Graziano
La Spezia
Caro Graziano, qualunque cosa accada sul (o intorno al) palco del teatro Ariston diventa una notizia. Non potrebbe essere altrimenti, se più di 10 milioni di italiani guardano in tv il Festival e tantissimi altri lo seguono sui social media. L’esibizione dei protagonisti di “Mare fuori” m’era parsa sufficientemente ben intenzionata e “buonista” da non suscitare polemiche. Mi sbagliavo. Ma non penso di essere fuori strada nello scorgere due fenomeni emergenti nella società italiana che sono catalizzati anche da vicende ipermediatizzate come quella terribile che ha coinvolto Giulia Cecchettin.
Da una parte, la violenza contro le donne, di cui i femminicidi sono l’elemento più tragico ed evidente, sta affiorando all’attenzione diffusa come fenomeno ampio e non più tollerabile in alcuna misura. Lo segnala in queste ore lo scandalo delle molestie alle studentesse che scuote - con un docente arrestato, un altro sospeso, manifestazioni e proteste - l’Università di Torino, l’austero ateneo di Rita Levi-Montalcini, Luigi Einaudi e Norberto Bobbio. Sempre più si denunciano aggressioni fisiche e morali, vessazioni e discriminazioni. E sempre meno spesso i responsabili riusciranno a scamparla.
Dall’altra parte, le esponenti più impegnate e avvertite di questa tendenza, che non chiamerei più genericamente movimento femminista, sentono di dovere svolgere un ruolo di mobilitatrici e di sentinelle, perché la nuova sensibilità che va affermandosi non abbia abbassamenti di tensione. Qualche eccesso verbale su questo versante va messo in conto. In alcuni casi sarà comprensibile, in altri potrà essere legittimamente contestato. Quello che dovremmo evitare è una guerra dei sessi, sia nella forma del sospetto generalizzato (che crea falsi colpevoli) sia nella difesa di posizioni maschiliste reattive ormai insostenibili (perché continuano a non rispettare le donne).
La sua lettura della “svirilizzazione” degli uomini come causa del problema, caro Graziano, è discutibile come ogni ipotesi, ma probabilmente le sarebbe costata una dura reprimenda se l’avesse proposta da Sanremo. Certo, va difesa per tutti la libertà di parola e “di balletto” rispetto alla censura del “politicamente corretto”. Non possiamo però dimenticare da dove partiamo. Da studentesse che, oggi, si sentono dire da un professore: «Che bella biancheria indossi!»; o che vengono rapite e uccise da un compagno di studi dopo la fine del fidanzamento. Virili o meno, c’è qualcosa che ancora non va nella cultura e nella mentalità di tanti maschi.
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