Centinaia di comunicati, migliaia di bottiglie, milioni di euro. E il Presidente della Repubblica a passeggio nei padiglioni. Anche quest'anno, per il vino nostrano si è scatenata la corsa al posto migliore nella vetrina del Vinitaly, la manifestazione che da 44 anni raccoglie il meglio del mondo vitivinicolo. Ma, è un orizzonte molto diverso quello che la prossima settimana si scorgerà da Verona. Pare sia cambiato il mercato. A dirlo non sono solo i giornali, ma chi per mestiere osserva i flussi commerciali, gli scambi, le tendenze di fondo dell'economia. È una situazione che ovviamente deve essere tenuta sott'occhio e che sta impegnando le imprese che vogliono continuare a esistere.
Secondo Winenews-IRI Infoscan (che tengono sotto osservazione consumi e mercati enologici), nel 2009 si è assistito a «una significativa crescita nella grande distribuzione, in particolare supermercati e ipermercati, mentre perdono clienti le enoteche tradizionali, che cercano di recuperare offrendo proposte innovative, dai wine club alle super-degustazioni guidate da produttori, enologi e nomi noti della critica». Intanto, si fa sempre più largo la nicchia di amanti del buon bere che sfugge ai canali di vendita tradizionale. Sono in aumento gli appassionati che si dedicano a due diverse " e per certi versi opposte " modalità di acquisto: da una parte coloro che si affidano a internet, non solo per reperire informazioni, ma anche per comprare bottiglie; dall'altra, crescono in parallelo coloro che invece preferiscono acquistare le loro bottiglie direttamente in azienda. Alle prese con bilanci striminziti, i consumatori si comportano da perfetti economisti e acquistano dove conviene, equilibrando la qualità con il prezzo.
E le imprese devono adeguarsi a suon di trovate commerciali, di inni alla qualità, di elogi al territorio. D'altra parte, i segnali della vitalità del comparto non mancano. Non è un caso che le 21 Commissioni del Vinitaly chiamate a premiare i vini migliori del 2010, abbiano dovuto lavorare su 3.646 etichette di oltre 1.000 aziende provenienti da 27 Paesi. Così come è indicativa l'incessante evoluzione tecnologica e l'attenzione spasmodica nei controlli antisofisticazione oltre che la cura verso il corretto consumo, soprattutto per i giovani.
Ma, se le parole d'ordine sono sempre qualità e mercato, proprio da quest'ultimo arrivano i segnali che devono orientare i produttori. Per capire basta pensare agli Stati Uniti. Il bilancio 2009 del vino italiano negli Usa, uno dei grandi mercati per le nostre etichette, ha fatto segnare un +13% in quantità e un -11% in valore. Un risultato che è dovuto all'espansione del consumo di vini di importazione, che ha privilegiato quelli con i prezzi più competitivi. Bene sono andate le vendite dei vini italiani sotto i 20 dollari, ancora meglio per quelli sotto i 15 e addirittura sono esplose le etichette che costavano meno di 10.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: