I vini italiani vincono ancora in tutto il mondo. È questa la sintesi delle prime stime 2012 in fatto di export delle nostre etichette. Valutazioni confortanti, che servono per indicare una strada e una conferma: l'Italia agroalimentare è ancora in grado di vincere sui mercati internazionali.A delineare la situazione è stato l'Osservatorio Economico Vini. Le prime impressioni dell'anno sono buone: l'export registra una crescita rispetto al 2011, in alcuni Paesi significativa e con valori ancora superiori. Secondo gli osservatori del mercato, è l'indicazione che «aumenta la consapevolezza del binomio qualità-origine del vino italiano»; una situazione dimostrata anche dal fatto che «rispetto ad un calo per i vini tranquilli di Australia, Sudafrica, regrediscono anche i vini cileni, mentre vanno molto bene i vini spagnoli». Dati alla mano, pare che nel 2012, il consumo dei vini effervescenti italiani continui a crescere all'estero:+9% nei volumi e +15% in valore. Numeri che, tuttavia, vanno precisati. Sono "ferme", infatti, le spedizioni di bollicine metodo tradizionale dopo il grande successo del 2011. In generale, poi, viene registrata una crescita anche per Barolo (+9%), Chianti, Soave (+7%) e Amarone soprattutto nel Regno Unito e negli Usa, ma con la richiesta per i vini di alto prezzo a scendere di valore almeno del 10-15%. Molto bene sta andando anche il Lambrusco, mentre "volano" i consumi di vino in Canada. In ogni caso continua l'andamento positivo per vini freschi, moderni, meno alcolici, abbinabili con ogni cucina, ideali per ogni momento e occasione. Insomma, vince sempre il prodotto la cui immagine è associabile all'Italia e alla festa, alla convivialità e alla cultura del nostro Paese.Ciò che viene rilevato, tuttavia, è anche altro. Pare che anche nel nostro Paese le cose non vadano così male dopo i cali degli ultimi due anni. Secondo l'Osservatorio, il mercato nazionale è stabile, non calano i consumi in generale con alcuni buoni segnali per Barbaresco, Brachetto d'Acqui, mentre cresce ancora la voglia di vini "effervescenti". Certo, ciò che conta da una parte è la qualità ma, dall'altra, è ancora pur sempre il prezzo a dettare legge. Ad essere più acquistati sono i vini che costano 6-9 euro alla bottiglia sullo scaffale.Quali possono essere le strategie per le imprese? Stando ai tecnici del vino occorre ancora «puntare sui mercati esteri», soprattutto su Cina, Russia e India ma anche consolidare la presenza italiana nel Regno Unito, negli Usa, in Germania. La formula, poi, è sempre la stessa: nei nuovi mercati occorrono una forte immagine commerciale, lo sviluppo di strategie integrate di filiera e la valorizzazione dell'identità di origine. E serve anche che le aziende riescano ad aggregarsi nella distribuzione, oltre che avere "fermezza" nei prezzi. Detto in altre parole, oggi la qualità non basta più. Per vincere servono più di ieri organizzazione e marketing. La sfida per le nostre case vitivinicole è diventata questa. Ed è doveroso vincerla.
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