Il vino è bello e buono. Vale in tutti i sensi. Sempre che lo si consumi a misura, ovviamente. Ma non c'è dubbio che le produzioni vitivinicole nazionali, continuino a rappresentare una delle carte da visita migliori per il nostro Paese. Anche se il comparto non è esente da problemi da affrontare e risolvere. Eppure tutto sembra dire che vigne e bottiglie nostrane vincono ovunque. A testimoniarlo è ancora una volta il Vinitaly, che apre oggi l'edizione 2014. Complessivamente, secondo Agrinsieme, il vino in Italia vale 12 miliardi di fatturato, 1,2 milioni di addetti (+50% in dieci anni) 450mila aziende (384mila agricole), oltre 654mila ettari. Nel 2013 la vendemmia è stata pari a 47,4 milioni di ettolitri (dati Assoenologi), 20 milioni (dato Istat), se ne vanno all'estero. Ma il mercato interno in termini numerici resta sempre fondamentale e se le vendite calassero in modo incontrollato, diventerebbe assai difficile garantirsi unrecupero anche tenendo conto delle vendite oltre confine. Perché le etichette nazionali vincono per davvero in tutto il mondo: nel 2013 le vendite all'estero sono cresciute del 7,3% e hanno oltrepassato i 5 miliardi di euro. I vini italiani competono con tutti e spesso vincono. Anche e soprattutto contro quelli dei francesi (tradizionali "nemici" in questo settore) ma non solo. Dagli umori che circolano a Verona, pare che anche l'Italia non sia così male come mercato, nonostante il costante calo dei consumi, scesi ormai sotto i 40litri pro-capite: le cantine che hanno investito sulle vendite nazionali hanno notato comunque una certa ripresa. In termini assoluti, dopo il crollo del 2009, ci sono stati anni tutti leggermente positivi.Parlare di vino, poi, è ormai come parlare di gran moda, di belle auto e della capacità dell'Italia di risalire la china, mettere in fila successi e trovare nuove vie per fare affari. Certo, anche fra le bottiglie si insinua la criminalità (per questo Coldiretti, proprio a Vinitaly, ha organizzato un convegno sul tema), ma l'immagine che il vino si porta dietro è in gran parte positiva, fatta com'è anche di un forte turismo specializzato, del fascino della nostra storia, di buona cucina, di paesaggi che tutti ci invidiano. Cose che creano valore, lavoro, sviluppo. Anche se si potrebbe fare ancora di più e anche se alla fine a vincere – almeno nelle grandi occasioni – sono i nomi che hanno già vinto tutto. Come quello di Jacopo Biondi Santi, erede di una delle case vitivinicole più blasonate e premiate al mondo, trionfatore quest'anno del Premio Internazionale Vinitaly.
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