Se il valore artistico e la vivacità culturale di una compagine corale si può misurare dal repertorio che frequenta e dai rapporti che intrattiene con l'ambiente creativo contemporaneo, il Coro della Westminster Cathedral di Londra occupa sicuramente un posto di assoluto prestigio nel panorama musicale odierno; fondato "solo" nel 1901, durante tutto il secolo scorso si è trovato al centro di una fitta trama di dediche e commissioni, all'interno della quale si annoverano opere e autori di alto profilo, come gli adattamenti del Nunc dimittis di Herbert Howells o Gustav Holst, la splendida Missa brevis di Benjamin Britten, la Messa a cinque voci di Lennox Berkeley o i più recenti lavori di Peter Maxwell Davies e James MacMillan.
Guidato dal suo "Master of Music", Martin Baker, e accompagnato all'organo da Robert Quinney, The Choir of Westminster Cathedral si affaccia nuovamente alla ribalta delle cronache discografiche con un interessante progetto dedicato alla musica sacra inglese del Novecento (cd pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music). Il punto focale del programma è rappresentato dal Te Deum e dalla Messa in sol minore di Ralph Vaughan Williams (1872-1958), uno dei più autorevoli esponenti della brillante stagione compositiva britannica a cavallo tra XIX e XX secolo; opere in cui l'autore ha saputo mediare tra lo spirito liturgico derivato dalla tradizione e una scrittura musicale "moderna", attingendo con spiccato gusto pittorico da una ricchissima tavolozza timbrica per stendere vere e proprie campiture vocali, in cui riecheggiano temi e melodie dei suoi più famosi lavori orchestrali (da In the Fen Country o The Lark Ascending alle celebri Fantasie "su Greensleeves" e "su un tema di Tallis").
L'album si chiude sugli accenti mistici della Messa di Judith Bingham (classe 1952), priva della sezione del "Credo" e incentrata su un ideale percorso di redenzione contraddistinto da un mottetto e da due brani per solo organo ispirati al potere salvifico dell'Eucaristia; una partitura non facilmente decifrabile, in cui il Coro di Westmister dimostra ancora una volta eccellenti qualità tecniche e una perfetta padronanza dei criteri peculiari che da sempre caratterizzano la scuola interpretativa britannica.
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