è un affascinante viaggio indietro nel tempo quello che ci invita a compiere il disco Universi populi (pubblicato da Zig Zag e distribuito da Jupiter): destinazione, Praga. è lì che, tra gli archivi del Castello e del Duomo di San Vito (la più antica cattedrale gotica dell'Europa centrale) e la biblioteca del convento benedettino di San Giorgio, Brigitte Lesne e il complesso vocale femminile Discantus sono andati a scovare e a riportare alla luce i canti sacri che accompagnavano i riti e le principali celebrazioni della «Città dorata» tra XII e XV secolo; un tesoro per certi versi sorprendente, che documenta la vivacità e la centralità di cui godeva la vita artistica, religiosa e culturale di Praga durante l'epoca medievale, peraltro attestata dalla presenza, in pieno Trecento, di un illustre maestro come Guillaume de Machaut, vero e proprio trait-d'union con le istanze compositive che animavano il panorama musicale contemporaneo.
Antifone, tropi, introiti, inni, mottetti, conductus e sacrae cantiones sono stati qui selezionati e ordinati assecondando il calendario dell'anno liturgico (dall'Avvento alla Pentecoste, passando per il tempo quaresimale e pasquale), con un occhio di particolare riguardo nei confronti del repertorio devozionale dedicato alla Vergine Maria e a quello «locale» della città sulla Moldava e dei suoi santi patroni (la martire Ludmilla e suo nipote Venceslao, duca di Boemia). La Lesne e il suo gruppo si addentrano in questa varietà di forme e di stili con un approccio lento ed estatico, di eccezionale concentrazione, in grado di piegare qualsiasi difficoltà o esigenza di carattere tecnico e interpretativo all'efficacia espressiva di un forte contenuto emotivo. Dando nuovo risalto ai frutti originali e maturi di un patrimonio musicale e spirituale che, innestandosi sulla tradizione gregoriana e seguendo da vicino il fiorire dello stile polifonico, è approdata a Praga partendo dagli ambienti canonici prossimi alla parigina Cattedrale di Notre Dame o dai monasteri delle terre d'Aquitania, passando per le raffinate corti principesche di Fiandre e Borgogna; testimonianza viva di come le comuni radici cristiane del nostro continente rappresentassero un semplice e incontrovertibile dato di fatto.
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