sabato 5 gennaio 2019
«Si comprende allora come si ponga, per il pensiero indiano, il problema fondamentale di ogni filosofia: la ricerca della verità. Per l'India la verità non è preziosa in se stessa; diventa preziosa grazie alla sua funzione soteriologica, perché la conoscenza della verità aiuta l'uomo a liberarsi. Lo scopo supremo del saggio indiano non è il possesso della verità, bensì la liberazione, la conquista della libertà assoluta». Mircea Eliade è il grande storico delle religioni che rovescia un dogma di matrice illuministica, secondo cui la religione non è una realtà congenita, ma un fatto storico. Eliade mostra al contrario come le religioni non siano istituzioni relative, ma risposte, certo in forme storiche, a una realtà primaria, ineludibile dell'uomo, che nasce come essere religioso. In queste righe sul pensiero indiano sottolinea come esso non cerchi la verità - problema fondamentale di ogni pensiero - in sé e in assoluto, ma come conquista indispensabile alla salvezza. Diversamente dalla filosofia, invenzione del pensiero occidentale, che cerca la verità indipendentemente da una sua valenza salvifica. Il pensiero indiano e quello filosofico nato con Platone, arrovellati nella stessa ricerca, la verità, si muovono in modi diversi. E questa è un'ulteriore prova della ricchezza dello spirito umano, che ha un unico cuore, ma differenti strade per appagarlo.
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