Vendemmia al via. Con tutto il suo carico di aspettative, di tradizione, di immagine e di concreta realtà economica, anche quest'anno la fase più importante e delicata del cammino dello Stivale vitivinicolo è iniziata e, pare, con buone prospettive. Così sembra, stando alle indicazioni date da Coldiretti, anche tenendo conto del mercato che ha continuato a premiare, un po' ovunque, le etichette italiane. Come ogni appuntamento carico di significato immaginifico, la vendemmia 2019 è stata fatta iniziare in un luogo preciso: il primo grappolo, ha indicato l'associazione dei coltivatori diretti, è stato staccato nell'azienda agricola Massimo Cassarà in Sicilia con la vendemmia delle uve Pinot grigio. Cammino lungo e complesso quello dell'Italia del vino alla raccolta: se infatti si inizia al sud con la raccolta delle uve Pinot e Chardonnay, il cammino prosegue a settembre e ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e si conclude a novembre con le uve di Aglianico e Nerello. Ciò che più conta, tuttavia, oltre alla qualità che parrebbe addirittura "ottima", sono i numeri che il comparto riesce a mettere in fila. L'Italia ha raggiunto un altro traguardo storico con un aumento delle esportazioni pari al 5,2% rispetto allo scorso anno e il primato internazionale in termini di produzione che, ha spiegato Coldiretti in una nota, «si stima fra i 47 e i 49 milioni di ettolitri, davanti alla Francia (con 43-46 milioni di ettolitri), nonostante un calo registrato del 10% rispetto al 2018». Oltre i numeri, poi, contano le prospettive di mercato e i rapporti di forza con l'Italia che (da sempre) deve fare i conti con la Francia ma ormai anche con altri produttori oltre che con i cambiamenti di mercato fra Paesi emergenti e altri consolidati che continuano a rappresentare una parte importante delle nostre esportazioni. Di fatto, comunque, la vitivinicoltura nazionale significa oltre 600mila ettari di vigneti e una decina di miliardi di euro di giro d'affari. Tutto senza contare l'indotto allargato del settore, fatto di turismo e cultura. Insieme vincente (fino ad oggi), di elementi tecnici, ambientali e umani, quello del vino continua così ad essere un settore forte non solo per l'agricoltura ma per tutta l'economia nazionale. Sempre che riesca a preservare quell'orgoglio d'impresa fatto di capacità produttiva, qualità e voglia di crescere ancora nei mercati internazionali che lo ha caratterizzato fino ad oggi.
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