Oggi celebriamo l'Ascensione di Gesù. Come si legge nel libro degli Atti degli Apostoli, viene un momento in cui Gesù ci viene sottratto allo sguardo, e una sorta di nube ce ne occulta adesso la visione. I discepoli dovranno imparare una cosa che finora non sapevano, e che consiste nel vivere la presenza di Gesù nella sua assenza. Vivere in Gesù senza vederlo, senza incontrarlo nello spazio fisico e quotidiano del mondo. Ciò non significa che avessero perduto Gesù. La Chiesa con la Pasqua non ha perduto Gesù. Lo abbiamo ritrovato in un'altra forma, e possiamo riconoscere le nuove modalità della sua presenza in mezzo a noi. Per questo è così importante quello che san Paolo dice: «Dio illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati"» (Ef 1,18). Necessitiamo degli occhi del cuore per comprendere la qualità e l'estensione della Presenza di Cristo nella storia. Ma penso anche a quel dettaglio che il Vangelo di Matteo (28,17) registra: nel momento ormai finale dell'Ascensione, alcuni discepoli ancora dubitarono. È tuttavia curioso che quel dubbio non costituisca un problema per Gesù. Egli investe della missione i discepoli anche nel dubbio. Gesù non disse che quella missione era soltanto per coloro che avevano creduto solidamente. Gesù affida la missione a tutti. I dubbi e le difficoltà del cammino fanno parte della condizione credente.
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