Usa ed Europa, due modelli
sabato 22 maggio 2004
Da una parte l'attenzione al territorio e alla qualità, dall'altra alle quantità ed alle commodities. Di qua dall'oceano un sistema agroalimentare che si fa più complesso e potente, al di là dell'Atlantico aziende forti di un valore aggiunto di tutto rispetto e di un meccanismo produttivo che appare inossidabile. Il confronto - non nuovo ma sempre importante - fra l'agroalimentare dell'Europa e quello degli Usa continua a destare motivi di riflessione. Mentre l'Europa deve ancora prendere le misure con l'allargamento e l'Italia, dal canto suo, deve ancora trovare la strada giusta per non abbandonare a se' stessi i campi. Per capire i termini del confronto basta qualche dato raccolto da Confagricoltura. Nel 2003, in America il reddito agricolo netto ha fatto un balzo in avanti del 33% sul 2002. E le esportazioni, con 59 miliardi di dollari, hanno sfiorato il record storico. L'Unione europea, invece, è diventata importatrice netta di carni bovine. "Non accadeva da vent'anni", è il commento dell'organizzazione degli imprenditori agricoli. L'export statunitense in Cina, per esempio, é aumentato di tre volte dal 2001. E il flusso commerciale verso l'Ue é cresciuto del 10% nell'anno passato. Merito della svalutazione del dollaro, così come di una corposa dose di aiuti. Ogni impresa nel 2003 - ha fatto rilevare Confagricoltura - ha beneficiato in media di una riduzione fiscale di 2 mila dollari. Dal 2000, il carico fiscale risulta diminuito del 18%. E in Europa? Stando agli agricoltori è tutto diverso. In dieci anni - riferisce sempre Confagricoltura -, la quota comunitaria sul mercato internazionale si é ridotta del 60% per i cereali e del 50% per i formaggi. La produzione di soia è crollata. Certo, noi abbiamo una filosfia produttiva diversa, ma anche i numeri contano. Detta con le parole del vertice di Confagricoltura, "da noi entrano in gioco specifici aspetti legati alla qualità dei prodotti, al legame con il territorio, alla difesa dello spazio rurale. Ma dobbiamo renderci conto che ogni arretramento della produzione agricola si traduce in un perdita di ricchezza e di lavoro". E l'Italia? Coldiretti ha fatto notare come, sulla base del Rapporto annuale dell'Istat sulla situazione del Paese nel 2003, il valore delle esportazioni nazionali di Parmigiano Reggiano e Grana Padano è aumentato del 14,9% e quello del Gorgonzola del 18,8% mentre tra i salumi è cresciuto del 28% il numero di prosciutti di Parma esportati sul mercato Usa mentre le vendite di San Daniele sono aumentate del 6,8%. Dati confortanti, che la dicono lunga sullo stato di salute di queste prelibatezze che da sole fanno due terzi del totale del giro di affari realizzato dai prodotti tipici italiani. Così come altrettanto confortante è il fatto che, nei primi tre mesi del 2004, l'agricoltura abbia ottenuto performance migliori dell'industria contribuendo all'aumento del Pil nazionale. Ma basta questo per dire che le imprese agricole hanno migliorato i loro bilanci? Probabilmente no: le crescite a due cifre del reddito agricolo Usa sono ancora lontane.
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