Nel 2010 si produrrà probabilmente più vino rispetto al 2009. Ma è ancora presto per dire quanto sarà buono. La giostra delle previsioni degli esperti però è già iniziata. Con tanto di divergenze sui dati. È importante già da subito tentare di capire come andranno le cose, quello del vino è un comparto strategico per l'intero agroalimentare italiano, soprattutto nei confronti dell'export e dei consumi.
La vendemmia quest'anno, dovrebbe dunque essere più abbondante di quella precedente. Secondo Fedagri-Confcooperative, che riunisce la gran parte delle coop italiane del settore, l'incremento sarà però "leggero": intorno ad un +3/5%, con lievi differenze tra le varie regioni. Stando invece all'Unione Italiana Vini (Uiv), il balzo in avanti potrebbe decisamente arrivare al +5%. Se così fosse, in volume assoluto, la campagna 2010 potrebbe tornare sui livelli del 2008 e superare quota 46 milioni di ettolitri (nel 2009 secondo l'Istat si produssero 45,4 milioni di ettolitri). In generale, la qualità per ora è prevista come «buona» un po' dovunque. Indicazioni confortanti, quindi. Anche se i veri esperti ci vanno estremamente cauti. Occorre fare i conti con l'andamento climatico di fine luglio, di agosto e di parte di settembre prima di poter cantare vittoria. E la vitivinicoltura italiana ci ha già abituato da tempo a capovolgimenti di fronte notevoli. Secondo l'Uiv, per esempio, ci sarà da vedere quanto le riserve idriche accumulate durante l'inverno risulteranno sufficienti a contrastare l'attuale ondata di caldo e in che misura si riuscirà ad arginare i potenziali attacchi delle malattie della vite " un rischio in molte aree a causa dell'umidità " ad oggi tuttavia ben controllati. Dal punto di vista colturale, d'altra parte, i tecnici concordano su un fatto: la viticoltura italiana di quest'anno torna ad un calendario «normale», dopo gli anticipi del 2009. Il freddo rigido di questo inverno, ha infatti rallentato lo sviluppo vegetativo, determinando uno slittamento in avanti, rispetto allo scorso anno, di quasi tutte le fasi di sviluppo delle piante.
Altra cosa, però, è lo stato di salute del comparto dal punto di vista del mercato. Secondo Fedagri-Confcooperative, ci sono ancora «evidenti criticità», ma le prospettive non sono così nere come apparivano nei mesi scorsi. Anche se alcune regioni «produttrici storiche», come il Piemonte, hanno già chiesto la distillazione di crisi, mentre la Toscana e in generale quelle regioni che hanno prodotti più pregiati, risentono in misura maggiore del calo dei consumi e della riduzione della capacità di spesa. Intanto, anche per i viticoltori i costi si fanno sempre più alti. Tutto senza contare la delicatezza dei rapporti commerciali con l'estero e la necessità di studiare politiche di marketing sempre nuove.
Insomma, le prime istantanee 2010 del cosiddetto «vigneto Italia» promettono bene, ma sarà la fotografia di fine vendemmia quella che conterà di più.
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