Ci sono diversi elementi che rendono la notizia della morte di Lucia Lagrasta, la moglie ottantacinquenne di Lino Banfi, una «notizia religiosa» più di quanto non lo sia, di per sé, la notizia di qualunque morte. Riferiscono le cronache digitali, quasi all’unanimità, che i due sposi, uniti da più di sessant’anni, coltivassero il desiderio che nessuno dei due sopravvivesse all’altro. L’attore, in un’intervista televisiva, ne aveva parlato così: «Quando in una coppia c’è qualcuno che se ne va prima dell’altro, è come se prendi una fotografia di coppia e la stracci a metà. Puoi prendere tutte le colle del mondo ma non sarà mai come prima».
Una frase di per sé degna di illustrare, a un corso di catechesi prematrimoniale, cosa può diventare l’indissolubilità quando resiste alle prove della vita terrena. Lino Banfi, riferisce Antonio Sanfrancesco sul sito di “Famiglia Cristiana” (bit.ly/3SnOxdi), aveva manifestato questo desiderio anche a papa Francesco, con il quale era entrato in familiarità. In effetti la lettera di cordoglio che il Papa ha mandato all’attore, riportata ieri dal sito di “Avvenire” (bit.ly/3KxzY5h), suona come un’implicita risposta a quel desiderio, quando raccomanda: «Raccogli l’eredità di fede e di bontà di tua moglie Lucia continuando a testimoniare la bellezza del vincolo di amore che vi ha tenuti uniti, la bellezza incomparabile della famiglia». E certo questa frase non sfigurerebbe all’interno di un incontro di pastorale familiare.
C’è poi una terza espressione, anche questa riportata da molte cronache, che merita di essere accolta nel segno della fede cristiana. È il post con il quale la figlia della coppia, l’attrice Rosanna, ha comunicato sul proprio account Instagram la morte della madre (bit.ly/3XXUbEm). Un immagine di un tempo, in bianco e nero ma luminosa, mostra la signora Lucia giovane, bella e lieta mentre, seduta al tavolino di un bar, gusta un gelato. «Ciao mami ora sei di nuovo così. Buon viaggio» è la frase che l’accompagna. Davanti alle domande sull’aldilà le nostre catechesi spesso balbettano, o perlomeno eccedono in astrazioni. Il contenuto di questo post non sarà teologicamente impeccabile, ma esprime bene, con il verbo all’indicativo, la speranza nella risurrezione.
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