Milano, febbraio – Una sera, dalle parti di corso Magenta. I fari di un'auto illuminano per un istante il muro della casa accanto a cui cammino. U.S., c'è scritto, in grossi caratteri neri sbiaditi dal tempo. U.S., le uscite di sicurezza dei rifugi antiaerei, nella città sotto le bombe degli Alleati. Questo deve essere, mi dico, uno degli ultimi U.S. rimasti sui muri di Milano, 70 anni dopo.Quando ero bambina, penso mentre cammino sul marciapiede ritornato buio, di quelle scritte se ne vedevamo ancora molte, e io le guardavo con una sbalordita curiosità. Rifugi? Aerei? Bombe? Mi pareva assurdo, nella città in pace in cui ero nata e crescevo. Mi piaceva però farmi raccontare dai miei le storie di quegli anni – cui tuttavia quasi non credevo davvero.E l'altra sera, a tavola con la nonna e uno zio più che ottantenni, ho ritrovato nei miei figli le stesse domande, lo stesso stupore. La nonna ha preso a raccontare di quando le sirene dell'allarme antiaereo prendevano a suonare, e di corsa si scendeva nei rifugi; e della casa d'angolo tra viale Monte Ceneri e via Plana da cui l'allarme si diffondeva, e che tutti chiamavano «la casa della sirena». «C'è ancora, la casa della sirena, qui vicino, intatta», ha aggiunto la nonna. E poi ancora diceva di quando nel rombo degli aerei precipitavano dal cielo grappoli di bombe, e ci si affollava sulle scale delle cantine; e di come laggiù ogni bomba fosse un boato sordo e spaventoso (gli occhi dei figli, assorti). «Ma cosa facevate nei rifugi?» domanda uno. «C'erano donne che dicevano il rosario, c'erano i bambini che volevano giocare...» E io mi immagino nella penombra di quei locali angusti i bambini irrequieti come passeri, senza l'aria per spiccare il volo. E poi l'allarme finiva e, fuori, sempre qualche casa era stata colpita, e la polvere delle macerie pungeva acre la gola. La casa qui di fronte fu distrutta, la nostra invece si salvò. Noi che non c'eravamo ascoltiamo con rispettosa meraviglia. Possibile? La guerra in queste strade familiari, possibile davvero che l'odio e il male si siano materializzati un giorno, dirompenti, qui sotto, fra la chiesa e il cartolaio?Vedo negli occhi dei ragazzi che per loro questo è un remoto, inconcepibile passato. Per me, non del tutto. Sono vecchia abbastanza per aver visto, per sapere che la pace non è mai cosa garantita e scontata.Come mi ha ricordato l'altra sera quell'U.S. sbiadito sui muri di Milano, balenato nell'istante in cui i fari di un'auto sfioravano di luce un pezzo di passato.
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