giovedì 28 febbraio 2013
Ostuni, febbraio 2005 - I vicoli della città vecchia sono deserti, e all'orizzonte il mare è color piombo. Nevica, sulla candida Ostuni. Nella piazza vuota e silenziosa mi si para davanti come un miracolo la facciata in gotico fiorito della cattedrale. È stato il sole, in secoli di torride estati, a dare questa tenue sfumatura rosa alle pietre? Che stamattina nelle folate di neve rilucono come un tesoro.L'anziano professore che mi accompagna è di qui, e della chiesa conosce i segreti: illustra, racconta, come un padrone di casa orgoglioso di un'avita dimora.Infine, in fondo, si ferma, col dito indica l'abside: guardi bene, dice. E solo allora noto una leggera asimmetria. L'abside è quasi impercettibilmente inclinata a sinistra. Probabilmente, spiega il professore, l'asimmetria fu voluta: la sommità è inclinata come il capo di Cristo, sulla croce.La «reclinatio capitis» è inscritta nella cattedrale, consacrata nel 1490, per sempre. Cifra nascosta, profonda memoria del Venerdì Santo. Quei costruttori erano tanto certi che la Chiesa fosse corpo di Cristo, che edificando un tempio ne inclinavano l'abside - come Cristo il capo, quando muore. Fede che plasma le pietre, e ne diventa il respiro. Nelle folate di neve, bianca come una sposa, Ostuni custodisce il suo segreto tesoro.
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